Allora, anche con "Coffee and Jazz", cosi' come con i gia' commentati "Gramercy Park" e "Body Acoustic" (vedi "reces"), siamo sui livelli dell'eccellenza pianistica. Il riferimento al trio di Jarrett, oramai istituzionale nel panorama jazzistico mondiale, sarebbe qui a tratti anche piu' evidente, se non fosse per il basso di Stefen Lievestro, potente e metronomico, meno introspettivo e più sanguigno, rispetto a Gary Peacock, la stabile colonna impressionista del trio Jarrettiano. Qui Lievestro dimostra chiaramente la sua similitudine, anche per vicinanza geografica, con il compianto Niels Pedersen, da cui ha ripreso sia il formidabile senso del tempo micrometrico che la capacità di eseguire linee assolutamente fluide e cantabili ancorché molto articolate nei soli, non trascurando il ruolo primario di supporto.
Pascal Vermeer è comunque "drum meister" e comprimario di estro, dinamica e vigore dichiaratamente De Johnettiani. Comunque la cosa non è da considerarsi in senso dispregiativo, anzi: qui si guarda con un occhio a Jarrett e con l'altro (oserei dire dall'alto) al Brad Mehldau dei primi tempi, forse meno "imbolsito e presupponente" di oggi. "Sunday at the Village Vanguard" di Bill Evans ed il relativo chapter II, "Waltz for Debbie" furono incisi nel famoso locale, noto anche per essere una specie di piccolo cuneo che, per questo, cosi' consentiva una comunione totale tra Evans, i suoi comprimari ed il pubblico (forse anche eccessiva, visto che a volte Bill doveva alzarsi e far eseguire improvvisamente un solo di contrabbasso a Scott La Faro per far passare il cameriere, quando questi doveva servire il tavolino sito al vertice! Per la cronaca: Scott sarebbe scomparso il lunedì a tarda notte in un incidente d'auto tornando a casa). Riporto questo piccolo frammento perché Michiel dichiara sulle note di copertina che Coffee and Jazz è "… un minuscolo locale di Amsterdam dove si gusta dell'ottimo caffe' e si assaggia una squisita cucina indonesiana… " e che evidentemente egli adopera quale palestra, quando non è a zonzo per il globo. Questo gli consente di far crescere il trio, affilare le antenne e gli artigli.
Un'altra delle caratteristiche della piccola band è di aver sviluppato negli ultimi tempi (e la cosa è palese) un notevole senso della dinamica interpretativa collettiva nel proporre i brani. Il programma del disco, inciso subito dopo il North Sea Jazz Festival dell'estate 2004, (e superbamente curato nelle sonorità, magari un po' meno nella la traccia fantasma) prevede sette tracce ufficiali ed, appunto, una ghost nascosta in fondo alla traccia 7 che poi altri non è se non una variante ruvida e mozzafiato del pezzo "Gramercy Park". Altamente consigliato a chi ama il jazz di estrema qualità, "no-compromises".
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