John Henry Bonham è, insieme a James Douglas Morrison, la persona in ambito musicale alla quale sono visceralmente legato. Oltre ad essere il batterista della mia band del cuore, siamo simili caratterialmente; buoni e generosi, fragili e insicuri, impulsvi, arroganti e aggressivi in talune occasioni. Siamo persino nati lo stesso giorno. Da subito ho avuto una attrazione fatale per questo omone con uno sguardo timido e innocente, il sorriso beffardo e ovviamente per il suo modo di suonare.
Ma di questo vi interessa il giusto. A John Bonham sono stati dedicati due libri: uno è il celebre "A Thunder Of Drums" di Welch/Nicholls, l'altro è "John Bonham. Il Motore dei Led Zeppelin" di Mick Bonham uscito da poco più di due anni e molto meno famoso. Vi parlerò ovviamente di quest'ultimo.
E' un libro diverso da tutti gli altri (tanti) che ho letto inerenti i Led Zeppelin ed i loro membri: Si tratta di un lungo racconto scritto da una persona che lo ha seguito durante buona parte della sua vita e carriera; un libro scritto con amore che solo suo fratello minore Mick poteva provare per lui, non certo gli storici scrittori del gruppo, Quindi non vi aspettatei soliti aneddoti riguardanti party sfrenati, groupies, droga, alcol ed eccessi. Il ritratto che ne deriva non sarà quello della rockstar, ma quello di un fratello, un pò su di giri, ma amorevole padre e marito, Il fratello con il quale passò tutta l'infanzia e l'adolescenza, che si prese cura di lui non facendole mai mancare il suo affetto, difendendolo nelle risse e assicurandosi che nessuno si prendesse gioco di lui. E' un racconto in ordine cronologico quello che ci consegna Mick; dalla sua precoce passione per i tamburi tramite l'ascolto martellante del suo idolo Gene Krupa, ai tanti lavoretti fatti per mantenersi (John e Pat sono diventati genitori di Jason giovanissimi) e alle molte band in cui suonò in quella zona delle Midlands (Black Country) incredibile vivaio, in quegli anni, di future rockstar mondiali, fino all'inizio di carriera professionale nel Led Zeppelin. Gli aneddoti sono tanti e i più diversi. Non mancano le "pazzie", ma sono raccontate in modo amorevole e con ironia defilandosi dalle situazioni più compromettenti.
Una visione che, a mio parere, John meritava. Non può essere ricordato solo per la Bestia che spaccava camere d'albergo, scatenava risse, distruggeva auto o si alterava e basta. Il problema con l'alcol nasce proprio dal dover gestire una vita a lui non confacente. Lui che trovava il massimo della serenità nella sua fattoria in famiglia tra le sue vacche e sopra il trattore (con le sue corse sulle amate auto veloci). Fragilità e insicurezza trovarono nell'alcol una logica e drammatica evasione. Con l'alcol John diventava apparentemente più forte e sicuro di sè e riusciva a reggere il peso emotivo della fama e dei tour (anche questo, purtroppo, ci accomuna!).
Il libro porta molte testimonianze, le più disparate: da quella di Phil Collins (che mi ha fatto veramente piacere), a quella di Glen Matlock con un aneddoto ad un concerto punk che non voglio certo anticiparvi. In più tante foto di un Bonham inedito in ambito familiare.
Mick è morto prematuramente a 49 anni nel 2000, molto prima che il libro venisse pubblicato. la moglie Linda, che ne ha curato la pubblicazione, ammette che il marito ha volutamente taciuto alcuni ricordi di natura molto intima e dolorosa; la descrizione della morte stessa è distaccata e concisa, il suo dolore non era facile da spiegare.
"Niente e nessuno poteva far smettere di suonare John"
"Bonham è Bonham! Puoi anche non amare i Led Zeppelin, ma non puoi restare indifferente al sound creato da questo grande musicista"
"Se il tuo sound si basa solo sulla tecnica, suonerai come chiunque altro. Ciò che più conta è essere originali"
"Ragazzo, il tuo piede destro è più veloce di quello di un coniglio!"
Grazie di tutto John amico mio, quando sento "When the Levee Breaks" ancora non ci credo.
Buona lettura. Vi divertirete!
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