Maledetti luoghi comuni. Cerchi di liberartene, ma in qualche modo ti raggiungono sempre: abitano le stanze più sporche e degradate dell’immaginario collettivo e ti saltano agli occhi non appena spegni per un attimo il cervello. Gli italiani? Pizza, spaghetti e mandolino, è ovvio. Gli inglesi? Fish and chips, hooligans, ombrello e bombetta. Insomma, ci siamo capiti. E gli australiani?

Vediamo un po’: mare, deserto, un cielo enorme, canguri, kookaburra, koala, altri canguri, altro deserto, il "bush", un dingo che ulula a una luna immensa, la pietra insanguinata di Ayers Rock, ancora canguri, gli aborigeni che viaggiano nei sogni, le piante d’eucalipto, l’ornitorinco, un altro po' di canguri, i maori che sono in Nuova Zelanda ma chi se ne frega, sempre agli antipodi siamo, e poi i surfisti, mi sa che mi sono dimenticata i canguri, li ho detti?

Come forse avrete intuito, si parla di Australia.
Quella classica, da cartolina, che si può immaginare così solo chi non c'è mai stato. Come me.
Un po' come Salgari faceva immaginare l'India misteriosa ai suoi lettori (nel suo caso però inventandosela di sana pianta), così i Midnight Oil, band di Sidney con un’estetica da coltivatori diretti, mi portarono in Australia nel 1987 con il loro "Diesel and dust": un titolo e una copertina in grado di rendere perfettamente l'atmosfera del disco, gonfia di polvere e carburante, bruciata dal sole. Un disco di strade deserte ed estasi meridiane che suona tuttora esattamente come il mio clichè dell’Australia, pur essendo un’opera tutto tranne che superficiale.

I Midnight Oil durante tutta la loro lunga carriera (quasi 25 anni) hanno ben raccontato l'anima profonda del loro paese. Il loro impegno per la difesa dell’ambiente e i diritti delle minoranze aborigene traspariva da testi crudi, sanguigni e imbevuti di temi sociali: non a caso il cantante Peter Garrett ha lasciato il gruppo una decina d’anni fa, decretandone la fine, per dedicarsi alla politica nelle file del Partito Laburista locale. È stato Ministro dell'ambiente ed è attualmente Ministro per l'educazione scolastica, la prima infanzia e l'adolescenza. Niente male per un vecchio rocker…

Ma alla fine, com’è questo benedetto Cd?
Lo trovo riuscito al 70%, ricco di pregi ma non esente da limiti. Garrett alla voce, carismatico, altissimo e calvo, mi ricorda un po' Matt Johnson dei The The in versione meno autistica e più barricadera. Le chitarre suonano calde e naturali. Nei brani più efficaci, come la ruvida, bellissima "Dead heart", le ipnotiche “Whoah”, "Put down that weapon", le aspre "Sell my soul” e "Gunbarrel Highway", il rock da terre riarse dei Midnight Oil gira dalle parti dall’ispirato debutto solista di Robbie Robertson, uscito proprio nel 1987.

Peccato che un eccesso di timbriche anni '80 e la tentazione del ritornello pop finiscano per rovinare la tensione lirica e musicale di alcuni brani; in particolare "Sometimes", "Warakurna" e "Dreamworld". Si sente un po’ troppo il tentativo di coniugare il rock d’autore a suoni di più facile presa. Il singolo “Beds are burning” riuscì a far quadrare il cerchio tra i vari ingredienti e proiettò questi "redneck" dal cuore d'oro tra le star internazionali. Il successo in patria, durò ancora per anni, portandoli a vincere ben undici “Aria”, l’equivalente australiano del Grammy Award, ma nei dischi successivi la magia del Grande Ornitorinco (citazione da…?) si perse per strada.

Rispetto alle loro apparentemente immense potenzialità dell’epoca li ritengo in buona parte un’occasione sprecata, ma questo “Diesel and dust” suona ancora come una gran bella cartolina australiana. Siamo su una grande strada sterrata nel deserto, la luce del tramonto infiamma Ayers Rock, ci sono aborigeni, grandi camion, koala avvinghiati agli eucalipti e io sto allattando un cucciolo di ornitorinco al seno. In lontananza il verso di un kookaburra, l’ululato di un dingo, il ... di un canguro. A proposito, che accidenti di rumore fa un canguro?

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