Michael Holbrook Penniman, detto Mika, non è stato saggio nella scelta del genere da interpretare.
Artisti pop come lui, infatti, sono spesso sopravalutati (ma non nel suo caso) dai major e dal pubblico, ma sempre sottovalutati dalle riviste indipendenti e dai critici. Mika, infatti, è pop, senza sottogeneri, e si avvicina non poco alla disco e al glam degli anni '80 in puro stile Jake Shears, leader degli Scissor Sisters. Ma andiamo con ordine.
L'album è pubblicato il 5 febbraio 2007 e contiene 11 tracce che si spostano tra i pezzi dance piu sfrenati alle ballate suonate interamente al piano. Al primo ascolto si è accompagnati nell'atmosfera da "Grace Kelly", primo singolo che consacra il talento del giovane artista inglese. "Grace Kelly" è magnifica: allegra, divertente, pulsante, con un videoclip che lo celebra alla perfezione in cui i costumi e i muri di colori sgargianti che non fanno che accentuare il sound di questa canzone, assolutamente irresistibile. Cercare di ascoltare "Grace Kelly" senza ballare è una tortura, impossibile non ricavarne nemmeno un sorriso. Si procede poi con "Lollipop" e il ritmo non cambia. Allegra, veloce, quasi infantile, spinge chi la ascolta ad alzarsi in piedi e a saltare. "My Interpretation" fa rimpiangere a chiunque di non essere un artista: catapulta l'ascoltatore sul palco di un festival, come se davanti a lui vi fossero migliaia di persone, dietro il vuoto ed avesse la forza di abbattere qualsiasi barriera solo con la potenza della sua voce. Grandissimo pezzo al piano anche questo, allegro e vivace. Si prosegue con "Love Today" e da qui in poi si entra nella parte "dance" del disco. Le note gravi del piano fungono da batteria e un coro di voci femminili sì innalza da qualche parte nelle casse. Sicuramente uno dei migliori pezzi del disco. E il tono forse cala con "Relax (Take It Easy)", dove si abbandona il pop e sì tocca l'house più autentica e sfrenata e anche il videoclip legato a questa traccia ne accentua l'atmosfera da discoteca con delle donne che ballano su cubi concentrici multicolore.
"Any Other World" poi funge quasi da filo conduttore tra questo macchia di house e il resto del disco. Suonata al piano, lenta e malinconica, come una pausa dall'allegria che fino ad allora aveva pervaso il disco. Subito dopo ecco che si riparte con "Billy Brown", altra traccia da ammirare. Il ritmo non è dei migliori ma sicuramente anche questo porta a "dondolare con il capo", senza mezzi termini, è questo che si fa sentendo questa canzone. Abbiamo poi "Big Girl (You Are Beautiful)", ottava traccia del disco ma che ancora mostra la presenza accentuata di influenze dance nel disco, veloce e dinamica, anche questa con sottofondo di qualche nota di piano. "Stuck in the Middle" è molto simile a "My Interpretation", suonata al piano ed è un vero pugno dello stomaco, come se Mika volesse dire "se non è piaciuto l'album non sono affari miei" perchè anche qui il tono non cala, stessa vivacità, stesso movimento. Ma Mika mostra la sua bravura in "Happy Ending", dimostrando di saper dare ritmo e vivacità anche ad un pezzo lento come questo: un coro femminile accompagna la voce di Mika, rigorosamente in falsetto. Quattro minuti e trenta secondi di musica da ascoltare ad occhi chiusi, lasciandosi cullare.
Il disco contiene poi due tracce extra: "Ring Ring", ballata pop che non ha nulla da invidiare a "Love Today" e "Over My Shoulder", sicuramente il pezzo più lento dell'album, interamente al piano.
E' un ottimo disco, sono presenti dei cali tra una traccia e l'altra ma nel complesso non annoia ed è piacevole da ascoltare. Mika continuerà sicuramente la sua carriera di cantante, anche se sicuramente non ha iniziato una rivoluzione. Non rappresenta il nuovo Freddie Mercury, seppure la loro voce sia molto simile. Eppure la grandezza di Mika sta nell'avere registrato e pubblicato un pezzo pop, senza influenze nella musica Rap o R'n'b come spesso succede oggi. Il sintetizzatore, diffusissimo nelle canzoni di successo ai giorni nostri, è inesistente (o quasi). Quindi bisogna riconoscere a questo artista, di origini libanesi, il coraggio di essere un'isola pop in un oceano rap.
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