Tutti in fondo, nell'albergo della nostra anima (o mente o che dir si voglia) abbiamo una stanza chiusa, infestata, un posto che non vogliamo visitare o tanto meno rendere accessibile agli altri. In quei pressi bisogna effettivamente stare attenti: non si può irrompere approfittando di brevi istanti di lucida follia, in cerca di una redenzione che alla fine potrebbe lasciarti sgomento.
In principio fu l'Overlook hotel, quasi ventisette anni fa, a impossessarsi della mente dello scrittore Jack Torrance regalandoci uno dei classici dell'horror di tutti i tempi nella trasposizione cinematografica di "The Shining". Oggi è ancora un albergo, il Dolphin hotel di New York, ed è ancora uno scrittore, Michael Enslin, a costituire il tema di un altro brivido targato Stephen King. Se in "Shining" però era l'immenso albergo a celare un mistero, in "1408" è soltanto una stanza.
"Le stanze d'albergo sono inquietanti per definizione.." dice Michael Enslin (John Cusack), una volta scrittore di temi metafisici ora ridotto a scettico spocchioso che per sbarcare il lunario recensisce alberghi e case d'alloggio stregate smontando puntualmente ogni entusiasmo. Cosa abbia fatto perdere a Michael ogni credenza nel soprannaturale è il punto centrale della vicenda, ma di fatto il suo freddo scetticismo si riflette in ogni risposta, in ogni disincantata alzata di sopracciglia persino ai complimenti dei pochi fan rimastigli. Michael è un uomo che cerca di distruggere il suo passato, vuole ritrattare tutto ciò in cui ha creduto una volta. Perché Michael ha perso la speranza e allora vuol farla perdere anche agli altri. Fino a che non riceve una segnalazione misteriosa sulla stanza 1408 dell'albergo Dolphin, a New York, una città che fa parte di quel passato che Michael vorrebbe cancellare.
Orribili fatti sono accaduti nel corso degli anni in quella stanza al tredicesimo (quattordicesimo) piano di un'elegante strada della Grande Mela. Il direttore dell'albergo (Samuel L. Jackson) fa di tutto per far recedere l'insistente e cinico Enslin ("...non voglio pulire il casino succederà... nessuno resiste più di un'ora là dentro.") ma non riesce; l'ansia di smascheramento di Michael è troppo forte, e così la stanza 1408, ormai chiusa da anni alla clientela del lussuoso albergo Dolphin, viene riaperta...
Questo film è stato descritto come una delle migliori trasposizioni da un'opera di Stephen King. Non avendo letto il racconto da cui è tratto non andrei così in là ma devo dire che è sicuramente un buon film: crea grandi aspettative nello spettatore, mantenendole bene o male per tutta la durata del film seppure in un paio di occasioni pensi che anche stavolta stiano per essere deluse. E invece no.
"1408" è un thriller-horror d'impianto classico, lontano dai canoni degli ultimi horror usciti: qui non vengono fornite spiegazioni che il novantanove per cento delle volte non stanno in piedi o lasciano l'amaro in bocca; c'è altresì una coerenza narrativa e stilistica che ti fa uscire dal cinema soddisfatto e con qualche spunto di riflessione. L'idea è semplice ma sviluppata in modo originale ed efficace, tant'è che alla fine ti sembra di essere lì, nella stanza 1408, sperando di trovare la via d'uscita dall'incubo in cui tu stesso ti sei cacciato.
Voto: 4,5/5
Carico i commenti... con calma