"Another Earth" si presenta come uno sci-fi interiorizzato che ricorda un po' il teorema della scimmie infinite; fantascienza raffigurata con fini metaforici della dicotomia tra la percezione e materia. Un film però low budget e primo lungometraggio di Mike Cahill, che cita come fonte d'ispirazione "La doppia vita di Veronica" (analogia non molto ravvisabile) e che opta molto spesso per la camera manuale. Tonalità cupe, per lo più blu e grigio, per raccontare una storia attraverso i due personaggi principali: una ragazza che fissando una seconda terra apparsa improvvisamente di recente scoperta da parte degli astronomi (che potrebbe essere reale o un riflesso della prima) dal finestrino della macchina salta inavvertitamente uno stop finendo con l'investire un professore di musica in macchina con la famiglia; e quest'ultimo, unico sopravvissuto all'incidente oltre la ragazza, che capirà di aver perduto nell'incidente i suoi cari una volta risvegliatosi dal coma.

Una volta confermata l'ipotesi che la seconda terra è altrettanto reale e non un semplice riflesso, e con le stesse persone ad abitarla, il regista e autore introduce degli interrogativi quali ad esempio cosa diremmo al nostro corrispettivo sulla seconda terra. Ciò nonostante nel suo complesso, sia nello sviluppo che nell'idea base, il film è poco originale; e al tempo stesso denota larga somiglianza col più fortunato "Melancholia", dalla drammaticità più manifesta portata dall'eventuale collisione tra pianeti, che qui ha una forma più introspettiva e intimista; sebbene anche il finale non è da buttare, così come lo svilupparsi della relazione tra i protagonisti.

Forse non troppo degno di nota considerando l'ulteriore presenza del pessimo "The Womb" di prossima uscita nelle sale sintomo d'incipiente inflazionamento, con ancora una volta gli stessi identici temi; ma salvato ancora dalla discreta colonna sonora curata dai Fall on your sword,  e da alcuni aneddoti per lo meno interessanti nerrati dai personaggi, come quello di un austronauta che si ritrova nella sua navicella con un ticchettio senza sapere da dove questo provenga, e nel rendersi conto di non riuscire a farlo smettere, sull'orlo della crisi isterica, decide d'innamorarsene trasformandolo così in musica, narrato dalla protagonista; ed al quale il professore risponderà con una dimostrazione affascinante del suono emesso dalla sega musicale (altrimenti nota come sega cantante o sega ad arco).

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