Da sempre uno dei più scritturati per quanto riguarda i film del filone gangster, era inevitabile che prima o poi Al Pacino arrivasse a ricoprire un ruolo in cui l'aura di grandezza avuta in mafia movie come Il padrino e Scarface, fosse in larga parte ridimensionata. Nel Donnie Brasco di Mike Newell, egli è Lefty, un "piccolo lavoratore" del crimine, mai felice del suo ruolo all'interno dell'organizzazione criminale guidata da Sonny Black (Michael Madsen). Lefty vive nella sua casa senza possedere un soldo, passando le giornata a cucinare e a guardare documentari sugli animali, consapevole della tossicodipendenza del figlio.
La svolta avviene quando incontra sul suo cammino Donnie/Joseph (Johnny Depp), infiltrato dell'FBI. Un altro uomo che ha causa del suo lavoro finisce innegabilmente per abbandonare sua moglie e le tre figlie, perdendo di vista l'importanza del nucleo familiare e gettando ogni sua fatica nel lavoro. Un lavoro che pian piano diventa una vita parallela, a cui si affianca quella di tutti i giorni. Sebbene egli debba muoversi all'interno del "mondo" mafia per carpirne i segreti e fornire informazioni ai suoi superiori, finisce con lo stringere amicizia con diverse persone ed in particolare con Lefty, che lo vede come un figlio.
La grande forza del lungometraggio di Newell sta in diversi elementi. Innanzitutto bisogna citare le grandi prove degli attori: un Al Pacino come sempre in forma, capace nel plasmare un personaggio che parte con l'aria del duro e finisce per essere una persona distrutta dai suoi stessi sentimenti. Johnny Depp nel ruolo del protagonista si rivela una scelta più che azzeccata, confermando quanto di buono aveva dimostrato con il capolavoro western di Jarmusch "Dead man". Bene anche Michael Madsen nel ruolo del "capo".
Altro grande punto a favore di Donnie Brasco è l'aver puntato su una scena criminale di basso livello. Non siamo all'aristocrazia fine di Il padrino e neanche nei giri "stupefacenti" di Scarface. La vita dei malavitosi di questo film è fatta di piccoli colpi, locali, favori. In questo senso è un film che si muovo nel "sottobosco" della criminalità, descrivendo da vicino sia la crudeltà di quel mondo che la sua umanità. E' infatti proprio il rapporto Lefty/Donnie il vero nucleo narrativo del film: la loro è un'amicizia che si rafforza giorno dopo giorno, ora dopo ora. E' un po' come Noodles/Max di C'era una volta in america e non certo come Carlito/David di Carlito's way. Il loro è un rapporto vero che incide inevitabilmente sulla vita dei due. Un realismo emotivo percepibile, grazie al quale il regista si trova nella consapevolezza di poter contare su due attori al top, adagiando sulle loro interpretazioni sia la sceneggiatura di Paul Attanasio, sia le varie vicende della storia.
Sono tutti questi gli elementi che fanno di Donnie Brasco uno stupendo affresco della criminalità italo/americana e che contribuiscono a renderlo uno dei maggiori gangster movie degli anni novanta.
"In Cosa Nostra se uno ti convoca, sei vivo quando entri e sei morto quando esci".
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