A due anni di distanza dal precedente "Ommadawn" il talentuoso compositore e polistrumentista scozzese Mike Oldfield pubblica "Incantations". Siamo nel '78 e sorprende che il buon Mike, in pieno terremoto punk, realizzi ben quattro facciate di musica segnata dalla sua tipica ricerca dei suoni della sua terra, riproposti in chiave moderna con un notevole senso melodico e gusto delicato.

Questo lavoro è segnato da una vena compositiva in ottima forma ma che forse lascia un po' troppo spazio a volte alle soluzioni di maniera che Oldfield usa per togliersi un po' dagli impicci. La prima parte è aperta da un'atmosfera bucolica, archi, fiati su un tappeto di suoni sintetici. Il tema portante è molto bello, una musica leggera e ariosa in cui fanno capolino le percussioni, i piatti, e un sottile fraseggio di chitarra elettrica di Mike. Da un inserimento di campanelli e un tema per flauto Oldfield introduce un canto femminile. Il "Queens College Girls Choir" segna magicamente questa parte e la seconda; aperta dal flauto su uno sfondo di suoni sintetici fluidi e dinamici a cui poi si aggiungono note basse d'organo e un tamburo in lontananza. Ancora un'atmosfera bucolica coinvolgente su cui poi si inserisce la chitarra di Mike. La terza parte si apre con un tema folk gioioso dai toni trionfanti, percussioni di vario genere suggellano poi il tutto. L'ultima parte di "Incantations" riprende alcuni temi principali del disco, forse questa è la sezione meno riuscita e per lunghi tratti risulta un po' prolissa e noiosa.

"Incantations" è un lavoro ricco di magia (incantesimi il titolo) ma che forse è troppo complesso e non si coglie immediatamente, inoltre è l'ultimo lavoro di Oldfield prima del cambiamento verso sonorità moderne e commercialmente fruttuose, visto che ormai un certo tipo di musica troppo cerebrale è poco recepita dal grande pubblico.

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