Viviamo in uno strano momento storico, io stesso a fatica trovo il nesso in molti atti che mi trovo a realizzare giornalmente. Sembra che le nostre vite abbiano perso completamente di significato, che l'uomo sia una trottola impazzita alla ricerca del motivo per continuare a girare. C'è chi si pone il problema, sotto forma di aspirazione cerca visioni pari alle sue fantasie, e chi non si pone minimamente la questione. Avanti il prossimo, sembra dire la vita dopo averci messi al tappeto per l'ennesima volta. Saltuariamente però compare qualcosa in grado di commuoverci e darci la possibilità di scorgere frammenti di noi stessi. Questi cristalli talvolta sono sotto forma di musica, ed alcuni autori riescono a mettere in bocca agli strumenti le nostre esistenze, la tragicità e la gioia. Possono rendere ciò che parrebbe normale unico ed irripetibile, riescono a valorizzare il nostro cammino. Rendono magia ciò che sembrerebbe un inutile deja-vu, impreziosiscono una routine esistenziale. Il nostro passato ci identifica, ma a volte è un fardello, un peso insostenibile con il quale fare i conti. Mi chiedo cosa saremmo se ci dimenticassimo di ciò che ci siamo lasciati alle spalle. Perderemmo probabilmente la profondità del nostro divenire, la capacità critica che il tempo ci concede a piene mani, la maturazione della valutazione. Proprio il trascorrere delle lancette ci rende, momento dopo momento, più colti e criptici. Passo dopo passo si cresce, bambini nutriti dalle nostre aspirazioni e sogni. Arriva un istante però dove si diviene adulti, un attimo dove la parabola raggiunge il suo apice, dopo arriverà l'autunno. Come un bambino curioso ho deciso di ascoltare questo album, per questa volta, chiedo a chi legge di non considerare la storia dell'artista ma visionare con ingenuità l'opera. "Music of the Spheres": qualcosa in grado di nutrire la mia sete di poesia.

Un' opera che è stata partorita da un compositore, un uomo in grado di manipolare più strumenti, domarli per farli cantare come la sua mente ha immaginato, dapprima suonato. La chiave di volta è la profonda immaginazione che si cela dietro ogni atmosfera, armonia e melodia o singola nota. Un'opera sinfonica, un'orchestra al servizio di un artigiano, con enorme talento però. Un susseguirsi di arie dal retrogusto classico ma che strizzano l'occhio alle grandi colonne sonore da film. Una sequela di strumenti protagonisti di una creazione, del concepimento umano di sensazioni. Tutto incastonato in oro puro, purissimo. Si parte con uno dei temi principali, gli archi sorreggono l'incedere quasi incantevole, troveranno spazio poi la chitarra e gli strumenti a fiato, tutto per colpire la nostra fantasia e colmare il vuoto di una realtà crudele e ormai arida di profondità. Arriverà il momento di udire una voce magnetica, Hayley Westenra si celerà nella sobrietà del secondo tema dell'opera: On my heart. Questo fungerà da spartiacque, arriverà il turno di una parte più audace, con cori abbracciati a violini e fiati. Una parentesi piena di gioia e vivacità, che ci porterà nuovamente alla dolce malinconia delle uggiose lande irlandesi, dalle notti stellate africane alle aurore  contornate da candide nevi. E' facile dare sfogo all'immaginazione sotto ispirazione di queste gemme. Il piano torna a scandire il ritmo dell'esistenza, ma presto darà spazio ad altri, nulla dura mai troppo, ancorpiù le cose affascinanti. Ogni cosa mi pare trovare il giusto spazio. Il viaggio sta per terminare e il torpore del rapimento viene rotto dalle percussioni, la nostra attenzione dovrà essere rivolta ancora un istante a ciò che ci attende in chiusura. Forse non saprete ancora cosa aspettarvi dall'ascolto, nonostante le parole lette fin qui, ma difficilmente è possibile spiegare Music of the spheres. Si tratta di un album quasi totalmente strumentale, altamente sinfonico, dalla produzione cristallina.

L'ispirazione è la musica classica e l'approccio delle soundtrack cinematografiche. Mi pare legato alla scuola new age e al progressive anni '70 più atmosferico. Un'opera "d'insieme" in grado di fungere da colonna sonora ad una mente musicale. La chitarra e le armonie di Oldfield ricordano ad ognuno di noi che esiste una strada da esplorare, esiste qualcosa di già sentito, ma che può donare lucentezza, far risplendere anche l'ombra più cupa e oscura. C'è sempre qualcosa da scoprire nelle nostre vite, c'è sempre un motivo da ricercare in noi stessi. Conoscere il nostro Io servirà, ciò di cui abbiamo bisogno forse sarà lontano, ma tenteremo di raggiungerlo ugualmente, perchè un giorno scopriremo quello che ci fa muovere, trottole impazzite, un giorno sapremo quale sarà il suono della musica universale.

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