Tempus fugit.
La mia mente vaga nella penombra della stanza, rimbalzando sulle pareti come una mosca in gabbia in un afoso pomeriggio estivo.
Un angelico coro sta lentamente dissolvendo il legame tra anima e corpo, infrangendo con la forza di un maglio le antiche mura innalzate da Democrito, dimostrando a chi, ateo come me, non crede allo spirito come reale ed indipendente alter ego della nostra carne che quanto sta accadendo è in realtà possibile.
Ed ora sono qui, sospeso a guardare quel corpo, apparentemente estraneo, immobile su una sedia. Una penna in mano, sguardo perso nel vuoto, un unico desiderio: imprigionare negli spazi bianchi di un foglio stropicciato l'essenza di quell'apparente lamento.
Ad un tratto, come l'acqua in un tinello al quale è stato tolto via il tappo, mi sento tirare giù per i piedi, risucchiato in un corpo che credevo non mio, sono stato svegliato. Ommadawn.
E' la chitarra di Oldfield che mi ha bruscamente riportato sulla terra, ah si, la recensione....
Finalmente il foglio si sporca di inchiostro, le emozioni cercano di sfuggire al tratto incerto della mia penna.
Eppure il desiderio di catturarle è irrefrenabile. Il retino si libra in aria nella speranza che un'iridescente farfalla con due ali chiamate emozione resti intrappolata nell'algido ed austero nero corvino della mia bic.
Due lunghe suite, un unico, olistico risultato.
Come piccole api operose, le note emesse dagli strumenti suonati da Oldfield, una dopo l'altra, prendono vita, forma e colore. Tanti piccoli tasselli a formare un mosaico variopinto, Klimt lo chiamò "L'albero della vita", Oldfield "Ommadawn".
E' musica trascinante, ipnotica a volte, sicuramente ispirata.
In entrambe le suite si cedono signorilmente il posto chitarra elettrica, flauto, chitarra acustica, sintetizzatore in tutte le sue molteplici forme ed una celestiale ed inarrivabile cornamusa.
Definire commoventi i tre minuti di cornamusa, introdotti nella seconda suite dalle campane tubolari tanto care ad Olefield, sarebbe probabilmente riduttivo.
La mente torna a vagare, vedo coloratissime farfalle, emozioni profonde scuotono le mie fondamenta, sento la tua musica Oldfield.
P.S.
Il terzo brano, pur se diverso per struttura e durata in quanto una dolce ballata di pochi minuti, non modifica nella sostanza il giudizio entusiatico, per un lavoro splendido di un autore che nei primi dieci anni della sua carriera ha regalato perle di rara bellezza, offuscate solo in parte dal carattere schivo ed introverso dello stesso Oldfield.
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