Tra voci arabeggianti, scariche elettroniche alternate a momenti di calma e relax e citazioni dell'originale si articola "Tubular Bells III", secondo tentativo di re-interpretare il suo primo glorioso album da parte di Mike Oldfield. Bene, a molti fan di vecchia data e non solo questo disco ha comprensibilmente fatto rizzare i capelli (a proposito: Oldfield biondo platino è orrendo), perchè in pochi ne hanno compreso ciò che sta dentro, riempiti di pregiudizi dal titolo.

E' il 1998 quando, dopo aver affrontato una crisi personale tra eccessi alcolici (e non solo) e nottate nei club a ballare con la nuova fidanzata, Oldfield pubblica "Tubular Bells III". Sei anni prima la pubblicazione di "TBII" aveva fatto scalpore e suscitato molta curiosità, arrivando a balzare in testa alle classifiche di vendita UK. Io, personalmente, restai deluso quella volta: "TBII" mi sembrò (e tutt'ora poco è cambiato) una scialba riesecuzione del precedente, con qualche melodia modificata, ma mantenendo la struttura intatta. Insomma, come prendere la gioconda e cambiargli l'espressione e i colori. Così, all'uscita del terzo capitolo di una saga che a mio parere non ha motivo di esistere e di essere tale (TB è uno e uno doveva rimanere), comprai questo disco giusto per spirito di collezione, e lo ascoltai quasi controvoglia. Nel 2009, ovvero oggi, ancora ogni tanto lo metto su, e continua a piacermi. Perchè? Perchè il disco e la produzione sono ottimi, il problema è uno solo: questo disco con TB originale non c'entra NULLA!

Pochi sono i punti in comune con TB, rappresentati dal tema iniziale, ancora una volta ottenuto modificando quello dell'Esorcista, dalle chitarre rock del brano "Outcast" e dalla dolce melodia di "Jewel In The Crown", che tanto ricorda la prima parte della seconda facciata di TB. Per il resto i punti più alti dell'album sono rappresentati dalla già citata "Outcast", da "The Inner Child" (con la potentissima voce della cantante Ama) che tanto ricorda alcuni lavori di Morricone e dal glorioso finale di "Far Above the Clouds", con l'ingresso delle campane tubolari (che, nell'esplosione sonora dettano il ritmo in maniera magistrale).

L'unico modo, però, per ascoltare TBIII e comprendere quanto (molto) di buono c'è in esso, è dimenticarsi il suo nome. Il titolo "Tubular Bells" rievoca i ricordi di un disco che, per quanto mi riguarda resta unico. Come già detto, Oldfield era in un periodo di crisi e per guadagnarci su a prescindere dalla musica ha deciso di dare questo titolo al disco sfruttandone la notorietà: questa è la voce che girava al tempo, e probabilmente è così. Ed Oldfield così facendo ha commesso un erorre grave, non solo perchè si è guadgnato i pregiudizi di coloro che, nell'ascoltare TBIII ripensavano per forza di cose al capolavoro del '74, ma perchè ha assestato un altro forte colpo allo storico nome, che doveva restare unico a sè come l'opera a cui dava il titolo.

Uno spazio a parte lo merita il brano "Man In The Rain": evidentissimo qui (anche perchè Oldfield ha ammesso di aver campionato le drum di MS) è che il brano è una sorta di variazione di "Moonlight Shadow", il maggiore successo commerciale di Oldfield. Tentativo malriuscito, ma questo resta il punto più basso di tutto il disco, e il brano in sè non è neppure brutto, non fosse, appunto, per l'evidente (auto)plagio.

Un disco dalla produzione ottima, dagli arrangiamenti curatissimi, vario, che però è purtroppo penalizzato dalla scelta del suo autore di dargli un titolo che non gli appartiene. Un'occasione sprecata da Mike, perchè questo poteva essere un altro gran bel lavoro, come lo furono "The Songs of Distant Earth" (1994) e "Voyager" (1996). Oldfield la combinerà grossa anche con il successore di questo disco, "The Millenium Bell" (1998 anche quello), dove il vuoto di ispirazione è evidentissimo e l'ennesimo (anche se stavolta meno marcato, datochè il disco non è proposto come sequel o reinterpretazione) riferimento a TB lo renderà ancor più insipido.

Non mi passa per la testa di venire a dire ai puristi di Oldfield di ascoltare quest'album, come già mi preparo ad essere fucilato nei commenti; però chi si sente in grado di fare uno sforzo provi almeno ad ascoltarlo tentando di ignorare qualsiasi riferimento a Tubular Bells: non scoprirà un capolavoro, perchè non lo è, ma un ottimo lavoro, da 4 stelle, abbassate a 3 dal titolo, la vera rovina del tutto.

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