Dopo il magnifico "The Songs of Distant Earth" del '94, Mike Oldfield pare avere un calo di ispirazione e infatti sarà la sua nuova casa discografica, la Warner Bros, a suggerirgli di comporre un disco dalla sonorità prettamente celtiche, in modo da sfruttare il successo del genere molto in voga in quegli anni grazie ad artisti, tanto per citarne alcuni, come i The Corrs e Loreena McKennit.

C'è da dire che l'influenza della musica celtica è sempre stata fortissima nelle composizioni passate di Oldfield, ma questo disco si presenta come una sorta di colonna sonora, un vero e proprio omaggio all'Irlanda e alla Scozia, tant'è che i brani sono per la maggior parte cover di brani tradizionali in cui comunque Mike da il meglio, a differenza delle non troppo ispirate composizioni inedite come "Celtic Rain" o la stessa title-track, che comunque si lasciano piacevolmente ascoltare e ben si amalgano con le altre canzoni, rispecchiandone il medesimo sound.

"Voyager" fu inizialmente concepito come uno strumentale suonato prevalentemente da chitarre classicheggianti e orchestrazioni varie, ma Mike si vide "costretto" ad inserire anche le tastiere: a quanto pare la figlia di uno dei dirigenti della Warner, ascoltò il demo del disco e lo bollò come carino ma "noioso", suggerendo quindi a Mike di inserire le tastiere, in modo da rendere il tutto più appetibile.

Il disco gode di un'ottima produzione, e la pleteora di stumenti che accompagnano la chitarra di Mike sono sapientemente orchestrati in modo da creare delle trame musicali che si intrecciano perfettamente tra loro: ne sono esempio il bellissimo connubio flauto/chitarra di "Flowers Of The Forest" o ancora le epiche cornamuse che irrompono con impeto nella stupenda "The Hero" uno dei punti più alti del disco, assieme alla tradizionale melodia di "Women Of Ireland" (Kubrick la inserì nella colonna sonora del suo capolavoro "Barry Lyndon") splendidamente arrangiata da Oldfield in un tripudio di synth, percussioni e chitarra acustica, qui incredibilmente ispirata ed evocativa che occasionalmente si fa affiancare da delle azzecate stoccate di chitarra elettrica. In men che non si dica, vi ritroverete catapultati nella terra di S.Patrizio. Il disco però, come già detto, batte una direzione precisa e pertanto risulta essere "monolitico", nel senso che appare, almeno ad un primo ascolto, un unico blocco in cui si ripercorrono, di canzone e canzone e con le ovvie divagazioni, le stesse soluzioni melodiche. L'ultimo brano è anche l'inedito degno di nota del disco, la lunga "Mont St.Michel", in cui Mike, riassumendo il contenuto del disco, fonde ambient, folk e musica orchestrale per un risultato davvero sorprendente. A mio parere sarebbe bastato questo e un pugno di altri brani per realizzare un disco di perfetta musica ambient-celtica.

Il risultato complessivo è comunque assolutamente dignitoso e godibile, d'altronde questo "Voyager" è pur sempre opera di Mike Oldfield, e raramente il buon Mike ha mancato il bersaglio con i suoi dischi. Se però non siete amanti di certe sonorità, vi consiglio di passare e cercare altrove: il rischio di sbadiglio cronico è dietro l'angolo, anche se tentar non nuoce. Io l'ho fatto, e non ho sbadigliato :)

Da ascoltare durante un tranquillo pomeriggio piovoso.

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