Mike Resnick è uno dei più grandi autori di fantascienza contemporanei e un grande studioso e conoscitore del continente africano e della storia del colonialismo; conoscenze che ha documentato e analizzato in opere saggistiche e sviluppato nei suoi romanzi. In questo secondo capitolo di una trilogia ideale dedicata e denominato "Purgatory" (1993) si concentra su quella tecnica socio-politica che è universalmente conosciuta come “Dividi et impera” e che consiste nel controllare e governare un popolo creando divisioni, provocando rivalità e fomentando discordie e applicata in maniera scientifica da duemila anni e con metodologie sempre più sofisticate e sempre più dannose.

Siamo sul lontano pianeta Karimon, abitato da una popolazione di esseri senzienti (i “serpenti”) che discendono dai rettili e la cui struttura sociale, ferma all’età della pietra, è divisa in tribù in contrasto tra di loro e tra cui si distingue il popolo dei Tulabete del grande serpente Jalanopi.

La storia della colonizzazione del pianeta, conteso inizialmente dagli umani e dai loro acerrimi nemici (i Canforiti), vede i primi prevalere ottenendo i favori e allenze tra le popolazioni karimonite. Con l’insorgere di interessi di natura economica da parte di grandi compagnie interplanetarie il processo diviene inarrestabile, nonostante i tentativi di opposizione dei missionari cattolici e anche le limitazioni poste dal governo centrale di Deluros VIII. L’introduzione di un sistema economico “evoluto” combinato al prolungato sfruttamento delle risorse del pianeta e della sua popolazione cambierà radicalmente la struttura del pianeta fino alla ribellione dei karimoniti (che sono ovviamente in schiacciante maggioranza sui terrestri emigrati sul pianeta che detengono il potere economico) guidata dal leader Thomas Paka. Ottenuto il potere politico e deciso a condurre il suo governo in maniera equilibrata, considerando anche la impreparazione dei karimoniti sul piano tecnico e scientifico, Paka e Karimon soccomberanno a una crisi economica e energetica senza precedenti dopo avere perso ogni identità culturale e essere rimasti isolati e abbandonati a se stessi.

Difficile da raccontare in ogni suo sviluppo e secondo tutte le dinamiche rappresentate nella complessa quanto arguta trama, il romanzo di Resnick merita per questa ragione di essere letto e quasi “analizzato”. Non ci troviamo comunque ovviamente davanti a un vero e proprio "saggio", ma a un romanzo avvincente e di facile lettura: le diverse speculazioni sono argomentate e parte integrante della trama e non ne impediscono la scorrevolezza, ma semmai ne prolungano il piacere e l'utilità anche dopo la fine dando all'opera quel senso più ampio che richiediamo del resto a ognuna delle nostre letture. Ogni singola situazione e personaggio “topico” vanno considerati come se fossero pedine su di una grande scacchiera tridimensionale che poi sarebbe la nostra storia carica di contraddizioni e di pagine oscure e dove ogni "incontro" e ogni cambiamento non avviene mai senza conseguenze molto spesso dolorose e destinate a lasciare segni e lacerazioni profonde nel tempo.

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