Nel 1988 Mike Stern approda al suo terzo capitolo  da solista,proveniente dall'ottima esperienza discografica del precedente "Upside Downside", riesce qualora fosse possbile a fare ancora meglio in questo successivo lavoro in termini di maturità stilistica e gusto compositivo.

In "Time in place" troviamo al fianco del chitarrista del Massachussets una schiera di talentuosi (a dir poco) musicisti, provenienti  già da precedenti  esperienze in veste di "band leader" e che segnerenno in maniera indelebile l'intera scena fusion degli anni a seguire.Al sax tenore e contralto troviamo l'ottimo Bob Berg (leader aggiunto) con cui Mike calcherà i palchi di mezzo mondo per diversi anni; Michael Brecker(!) al tenore in "Gossip"e "Chromazone"; Jeff Andrews al basso elettrico e Jim Beard alle tastiere; Peter Erskine alla batteria e Don Alias alle percussioni. Da segnalare inoltre l'ottimo intervento dell'organista Don Gronlick in "No Notice".

La traccia di apertura "Gossip" fa intendere sin dalle prime battute difronte a che tipo di disco ci troviamo: Brecker e Stern suonano all'unisono il tema del brano di chiara derivazione hard-bop, ma con un evidente "tiro" funk-fusion modale. Sarà questo il filo conduttore dell'intero album, con uno Stern che adopererà suoni piuttosto distorti (più vicini al rock che alla fusion) in quasi tutti i suoi interventi.

La successiva "Time In Place", title track dell'album,si discosta notevolmente dalla precedente; trattasi infatti di una languida song di atmosfera, da segnalare qui l'ottimo tappeto sonoro creato da Jim Beard e Don Alias, oltre che un intenso solo di Stern a base di bending e pentatoniche. Notevole anche il gusto melodico mai banale di Bob Berg in questo brano. Discorso simile può essere fatto anche per la track numero 3 "Before You Go" brano più acustico dell'intero lavoro, in cui possiamo godere anche di uno Stern dal fraseggio meno aggressivo.

Con "No Notice" torniamo in territori decisamente più tosti, la parte del "leone" in questa sede viene affidata a Michael Brecker, veramente delizioso il suo assolo che parte al minuto 03:50, sorretto da una più che convincente sezione ritmica. All'altezza della situazione anche la successiva "After All", brano intenso ed estremamente melodico che culmina in un meraviglioso assolo ad opera di Borb Berg. Il sesto episodio "Four Shades" ricorda molto da vicino certe atmosfere methenyane, song eterea e sognante in cui Peter Erskine si pone in gran risalto con il suo drumming.

La chiusura del disco viene affidata a "Chromazone", il brano più rappresentativo dell'intero disco e con tutta probabilità il più conosciuto dell'intera carriera di Mike Stern. Il tema di  matrice hard-bop suonato all'unisono da Stern e Brecker (veramente tostissimo da eseguire perchè molto vicino ad uno "scioglilingua musicale") viene seguito da un poderoso assolo dello stesso Brecker. Mike Stern "si limita" dal minuto 03:40 ad eseguire quello che diventerà uno degli assoli di chitarra fusion più celebri ed imitati della storia, in cui possiamo riscontrare notevoli inluenze che vanno da Charlie Parker e Coltrane per arrivare a Page e Hendrix, in un sapiente intreccio di scale bebop e pentatoniche su un tappeto modale in Mi minore.

"Time in Place" secondo chi scrive, può essere considerato un'autentica pietra miliare del genere fusion. Un disco maturo e colto, quanto estremamente godibile e accessibile anche agli uditi meno avvezzi al genere. Consigliato a chi ha voglia di avvicinarsi alla fusion senza addentrarsi in territori troppo cervellotici.

Saluti e (si spera) alla prossima. Bye

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