23 Dicembre 1985: la magnifica parabola dei "Minutemen" si arrestò improvvisamente quando quella maledetta sera, Dennes Boon, il cantante e chitarrista della geniale band, lasciò questo mondo a bordo della sua automobile a soli 27 anni.

Il bassista Mike Watt, non si arrese e proseguì... dimostrando una starordinaria vitalità musicale. Prima creò con sua moglie Kira Roessler (ex bassista dei Black Flag) il primo complesso per soli bassi della storia della musica, i "Dos" e dopo richiamò George Hurley, lo staordinario batterista dei "Minutemen" per formare gli sperimentali-hardcore-astratti "fIREHOSE".

Nel 1994 Mike Watt fa uscire il suo primo disco solista intitolato "Ball-Hog Or Tugboat", e per registrarlo ha un'idea micidiale: chiamare alcuni dei migliori musicisti
dell'indie-alternative-folk-slo-jazz-blues-core-hard-rock
e alternarli sapientemente per la bellezza di 17 canzoni!
La ricetta è facile: in ogni traccia Mike suona solo il suo fido basso e il resto lo affida generosamente nelle mani dei circa 50 amici musicanti di altissimo livello (che probabilmente si sono formati proprio ascoltando i suoi "Minutemen")!

E via con l'incredibile elenco: tra i cantanti riesce a convincere gente del calibro di: Eddie Vedder dei "Pearl Jam", Frank Black dei "Pixies", Mark Lanegan degli "Screaming Trees", Evan Dando dei "Lemonheads", Henry Rollins, Dave Pirner dei "Soul Asylum", Carla Bozulich degli "Geraldine Fibbers"... Alle chitarre si alternano grandi virtuosi ed esperti rumorosi come Nels Cline e Joe Baiza degli "Saccharine Trust", J Mascis dei "Dinosaur Jr.", Chris Kirkwood dei "Meat Puppets", Thurston Moore e Lee Ranaldo dei "Sonic Youth", Todd Rigione dei "Liquid Jesus"...
Tra i batteristi si segnalano Dave Grohl dei "Nirvana", Steve Shelley dei "Sonic Youth", Adam Horovitz dei "Beastie Boys", Michael Preussner, Wayne Griffin, Brock Avery, John Molo...
L'unico bassista a cui concede una particina è naturalmente Flea dei "Red Hot Chili Peppers". Tra gli altri strumentisti riporto il pianista Paul Roessler, l'organista Bernie Worrell, Max Well al cello, Tony Atherton al sax... ma l'elenco sarebbe veramente troppo lungo per citarli tutti!

Le canzoni: si parte con il lussurioso blues-rock di "Big Train", unico pezzo cantato dallo stesso Watt, si passa poi per l'hard-rock di "Against The 70's" (con un grande Vedder), per poi riposarsi con le splendide ballate folk come "Drove Up From Pedro" e "Chinese Firedrill" (con Frank Black piacevolmente pacato). C'è spazio anche per il pop-rock di "Piss-Bottle Man" e per l'incazzoso rap-metal di "Tell 'Em Boys". All'improvviso fa capolino lo swing di classe di "Sidemouse Advice", ma anche la rabbiosa "Sexual Military Dynamics".
"Waxwell" è perfetta per il registro darkeggiante di Mark Lanegan. Divertente prova di abilità l'onirica e strumentale "Intense song for Madonna to sing". "Heartbeat" è un meticcio blues con echi jazz e folk. "Maggot Brain" è tutta per i fan di Mascis: oltre 11 minuti di assolo supportato da basso e organo. "Tuff Gnarl" è quasi l'emblema di questo disco: rumore, tecnica, melodia e fantasia.

In mezzo, qua e là nei pezzi, voci filtrate al telefono, bambini che piangono, discorsi incomprensibili come nella migliore tradizione Indie Lo-fi. Due parole sull'artwork veramente gustoso: l'idea è imperniata sul mondo del wrestling, e Mike Watt elenca i vari esecutori delle canzoni come se si dovessero scontrare l'uno contro l'altro nei 17 pezzi/match del disco! Innegabilmente è un disco da avere, ma probabilmente non un capolavoro assoluto.

Paradossalmente il suo pregio è anche il suo difetto: la mancanza di coesione. Ascoltare questo primo lavoro di Mike Watt è come entrare in un meraviglioso e coloratissimo negozio di dolciumi: ogni singola ghiottoneria è molto appetitosa ed è fatta bene, ma se vuoi mangiare tutto in una volta ti verrà un terribile mal di pancia...

Meglio due-tre cioccolatini alla volta, giusto per assaporarli meglio.

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