I Milaus dovevano essere una valvola di sfogo per alcuni ragazzi già impegnati in altre band della loro zona, un combo da realizzare per "staccare"' o chissà...

Nascono un paio di demo autoprodotti, qualche concerto, il cambio di nome (in origine era Zonka Experience) e la decisione di fare le cose più seriamente.
"Rock Da City!" (2002) è la prima prova sulla lunga distanza. Prodotto da Giulio Favero (ex chitarrista di One Dimensional Man), edito dalla Cane Andaluso di Giacomo Spazio, che aveva già ristampato il secondo demo omonimo impreziosendolo con un package delizioso e sostituendo il titolo in "United Slave of Amusement" (2001), quest'ultimo lavoro dei cinque ragazzi di Morbegno (Sondrio) è una piccola perla di indie-rock nostrano.

Apre magistralmente "Blanket Man" con il coretto verso la fine che canticchieresti anche mentre ti stanno facendo una multa (vabbè... entro certi limiti...) tanto è spensierato.
"Ars Attack", "Happy Coccinella", "Rock Connection", ritmi trascinanti, certi intrecci vocali che mi ricordano Tom Barman e Stef Kamil Carlens nel '94 mano nella mano. Una buona dose di pop storto, due bassi presenti in formazione, chitarra e violino a spartirsi la scena sempre pronti a dialogare creando armonie che rimangono in testa facilmente, senza risultare banali, mai. Momenti più calmi come la rilassante "An Ocean" con un ritornello dove il cantante sembra biascicare uno scioglilingua.
Da citare anche "One Emotional Fish" con l'intro funkeggiante, la presenza di un trombone verso la metà canzone a renderla quasi jazz e un finale ipnotico e disturbato.
I testi sono tutti in inglese, tranne qualche strofa piazzata qua e là a ricordarci che sono italiani e che sicuramente c'è da rallegrarsene. Qualcosa di valido c'è anche qua...

9 brani in tutto. Non uno che perda freschezza o annoi l'ascoltatore.
Neanche un anno fa me li consigliarono, sto ancora ringraziando chi l'ha fatto...

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