Correva l’anno 1987 e Miles Davis, il più grande trombettista del mondo, si trovava in Italia per una tournée musicale e casualmente alla radio sentì la canzone di un giovane cantautore italiano ammiratore del soul e del blues, Adelmo Fornaciari in arte Zucchero.
La leggenda del jazz si innamorò subito della canzone e decise di contattare l’artista italiano per incidere una nuova versione della canzone, intitolata Dune Mosse. Incisa nel 1989, due anni prima della morte di Miles, la collaborazione tra Zucchero e Davis è stata pubblicata solo nel 2004 nell’album Zu & Co. La canzone, come sosteneva lo stesso Miles Davis era bella anche prima, ma con la partecipazione dell’artista americano assume una dimensione diversa.
Davis, infatti, inizia a trasportare e far idealmente viaggiare l’ascoltatore con la sua tromba che secondo me è, come tutti gli strumenti a fiato, capace di far trasparire in modo particolare l’emozione dell’artista. Il suo fiato entra dentro lo strumento di cui lui è l’ indiscusso re e si compara perfettamente con la voce del cantante emiliano, talvolta dolce, talvolta “cockeriana” . Profonda drammaticità espressa dalle parole pronunciate da Zucchero, autore, ovviamente, del testo della bellissima canzone. Questa è la canzone di Zucchero che mi piace di più. Anche senza ascoltare le parole riusciamo a percepire tanto, come ha fatto lo stesso Miles Davis che chiaramente non conosceva la lingua italiana. Una canzone da ascoltare, da gustare, da far propria e come dice Zucchero nel testo, porta a fare un viaggio nell’ immenso… che in fondo al nostro cuore sentiamo di dover intraprendere tutti.
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