E' cresciuto il giovane Miles, non è più il ragazzotto inglese che sognava di diventare un grande frontman guardando i concerti degli Oasis al Maine Road in tv. E se il suo potenziale compositivo si era già intravisto con l'album d'esordio, "Colour Of The Trap", scritto insieme all'amico Alex Turner, è in questo suo sophomore che si svela compiutamente agli occhi del pubblico e della critica che lo segue con attenzione e speranza fin dagli esordi nei Rascals passando per l'apprezzato progetto parallelo dei Last Shadow Puppets.
"Don't Forget Who You Are" è un classico album british-style senza tempo ma più maturo, convincente e dal ritmo più incalzante rispetto al suo predecessore. E se la voce è ancora debitrice di Lennon e Liam Gallagher (ascoltare la bella title track o "Tonight") i riferimenti compositivi sono chiari da Ray Davies a Noel Gallagher a Paul Weller (è proprio il modfather il grande ospite del disco suonando il piano nell'acustica "Fire In My Heart", brano da lui co-scritto, e prestando la sua voce nell'arrembante "You''re Gonna Get It"). Così come non si può non notare l'influenza di Richard Ashcroft nel pezzo più bello del lotto, la ballata "Out Of Control".
Se Miles Kane diverrà l'eroe della nuova generazione beat inglese, come sostiene l'NME, è tutto da scoprir. I capelli ci sono, l'attitude pure, le canzoni quasi.
Tracce chiave: "Taking Over", "Don't Forget Who You Are", "Out Of Control", "Give Up".
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