Devo ammetterlo ho sempre avuto difficoltà nel catalogare il combo svedese in un sottogenere ben definito del sottobosco punk & hardcore. Quando li avevo conosciuti con "Kingwood" pensavo "fanno un punk rock tendente all'hardcore melodico" e invece sono stato prontamente smentito ogni volta mi si fosse presentato un nuovo cd all'orecchio.
Tutte queste mie considerazioni vanno in unica direzione e cioè che i Millencolin hanno avuto nel corso degli anni un evoluzione e cambiamenti da fare invidia a tante altre band che sfornano da anni la solita minestrina riscaldata sfruttando soltanto il nome in copertina. Proprio il loro non fare due album di fila uguali adagiandosi sugli allori e provare a metterci sempre qualcosina di nuovo disco dopo disco è un principale punto a favore.
Infatti onestamente al primo ascolto di "Pennybridge Pioneers" (traduzione dallo svedese all'inglese della loro città natale Ore: Penny e Bro: Bridge) sinceramente me l'ero presa un po' a male, ma non tanto perché il cd non mi piacesse (figurati ero al primo ascolto) bensì perché non riconoscevo il gruppo che avevo nelle orecchie fino a quel momento che mi aveva fatto pogare e saltare da matto.
Infatti una cosa è chiara: il disco vede in sostanza l'inizio della loro seconda parte di carriera e abbandonava i suoni potenti, ma pur sempre melodic hardcore dei primi tre dischi. In sostanza il sound attraccava su lidi prettamente più melodici. Infatti ad un primo ascolto feci l'inevitabile paragone con Kingwood e For Monkeys, cercando qualcosa dove non c'era. Fu nei successivi ascolti, (come una perla in fondo all'oceano invisibile che pian piano torna a galla e luccica) che mi si mostrò la vera faccia di questo gioiellino del punk melodico.
Lasciate perdere i gruppi modaioli da Mtv, questo è il true pop punk energico e scanzonato allo stesso tempo, niente ritornelli fastidiosi buoni per il prossimo spot, niente voci melense e patinate fidatevi. Per una volta melodia non significa essere banali o altro, (non a caso Buzzcocks e Descendents vi hanno costruito su un genere) ma può essere un elemento favorevole, se si riesce a non essere ruffiani.
14 canzoni o meglio sarebbe dire 14 anthem che hanno fatto la storia: dall'opener "No Cigar" (colonna sonora del mitico videogioco di skate Tony Hawk), alla celeberrima "Fox" proseguendo con la più energica "Penguins & Polarbears" che a tutti gli effetti è il brano più conosciuto dei quattro, passando per le velocissime schegge quali "Material Boy" e "Right About Now" entrambe enfatizzate da soli di chitarra molto belli.
Continuando con il mid-tempo e le linee di basso di "Duckpond" che ricorda molto gli Alkaline Trio di "From Here To Infirmary", la scanzonata "Hellman" e una "Devil Me" da fare persino da colonna sonora alla vostra estate. Da citare pure "Stop To Think" e "Highway Donkey" ritmicamente molto dinamiche a confermare il fatto che sul disco la velocità non manca affatto. Nonostante il drumming di Larsson risulti ora meno ruvido e diretto dei lavori precedenti.
Una riflessiva e dolce "The Mayfly", la discreta rock song "A-Ten" e una goliardica e sbrigativa "Pepper" (pezzo che propongono spesso in concerto nonostante non sia tra i singoli usciti) ci conducono nelle battute finali del disco.
La chiusura forse meriterebbe una recensione a parte: si chiama "The Ballad" titolo semplice per una fantastica canzone, due terzi eseguita con chitarra acustica e interpreta alla perfezione dalla splendida voce di Nikola Sarkevic nel finale esplode regalandoci un finale al cardiopalma. Da tenere presente come questa sia la prima canzone in cui il gruppo si cimenta con chitarra acustica e anche la primissima ballata del loro lungo repertorio. Sarebbe la colonna sonora perfetta per un film sentimentale visto il suo pregevole romanticismo.
Le canzoni sono arricchite alla meraviglia con ottimi cori e assoli da paura tutto molto California-style. Ottima la produzione affidata nelle mani di Mr. Bad Religion. Questo è stato anche il loro primo disco registrato negli States.
Da notare infine un punto di non ritorno: da questo disco incluso in avanti verranno completamente abbandonate le sonorità ska che puntellavano i dischi precedenti.
Facendo quadrato "Pennybridge Pioneers" è a mio parere forse la massima espressione del genere negli ultimi dieci anni. Un disco che non va etichettato troppo, ma assaporato poco a poco facendolo proprio, ed è così che deve essere visto questo capolavoro a nome e firma Millencolin.
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