L'album di cui vi voglio parlare oggi è il debutto sul mercato dell'allora poco conosciuta band svedese, tali Millencolin che ci fa fare un tuffo nel passato di ben 14 anni. Siamo nei primi anni '90, che vede la resurrezione del punk su scala mondiale e porta all'attenzione del mondo un genere che aveva visto i suoi fasti due decenni addietro. Beh, è proprio il caso di dirlo il 1994 in particolare è l'anno di album che danno nuova linfa al genere basta solo citare "Let's go", "Smash", "Dookie"; "Punk In Drublic" e la lista potrebbe continuare.
Tutto questo solo per introdurre "Same Old Tunes" dei Millencolin.
Appunto, i Millencolin, band formata dal cantante e bassista Nikola Sarkevic a Orebro, Svezia insieme al chitarrista Erik Olson e al batterista provvisorio Mathias Farm nel lontano 1992. Pochi mesi dopo la formazione si stabilizzò con l'entrata nella band di Frederiksen Larzon che prese il posto di Mathias Farm alla batteria che passò alla chitarra. Prima di formare il gruppo, i vari componenti suonavano in diverse punkrock/skapunk band locali. Il nome della band si basa su un famoso trick dello skate il "melancholy" meglio noto come sad air. Cambiato però nell'attuale per rendere il nome del combo più orecchiabile e fluido all'orecchio.
La band, dopo aver registrato le prime demo nel '93 "Goofy" e "Melack", firmò con la Burning Heart Records a cui piacquero subito le loro composizioni e propose la creazione di un cd singolo dal titolo "Skauch". Successivamente venne dato alle stampe nel 1994 il loro album di debutto "Same Old Tunes", all'origine "Tiny Tunes" ma cambiato nel primo dopo le minacce legali provenienti dalla Warner Bros, in quanto il titolo e il logo della copertina erano simili a quella dei cartoon.
Per illustrare la proposta sonora lo si potrebbe paragonare per certi aspetti al tipico sound NOFX messo insieme con le influenze di altri gruppi.
Appunto il disco prende due strade differenti: l'hardcore melodico/punkrock e lo skapunk.
Apre l'opera "Mr. Clean" e si parte subito in quarta, con quella che io considero una delle più belle dell'intera discografia dei Millencolin che fa della velocità e dei riff avvolgenti il suo cavallo di battaglia, e sono contento che non abbia fatto la fine di "Basket Case" conosciuta anche dai sassi e tenendo conto che questa è sicuramente più bella. Giusto il tempo di rilassarci un attimo con "Chiquita chaser" gradevole canzoncina ska con un giro di chitarre che ti si stampa in testa per poi ripartire con le successive "Diznee time" e "Domestic subway". Nella prima velocità e melodia si fondono a meraviglia, la seconda è molto punk e non solo per la durata! Con "Fazil' s friend" e "Leona" si fa un salto invece nello ska-punk . Andando avanti troviamo il singolo "Da strike" caratterizzato da tromba e da un assolo di sax e la verve di "Dance craze" molto bella in cui viene fatto un ottimo uso dei cori e vede la presenza di un bel assolo di chitarra. Conclude il disco la rilassata "Take it or leave it" con stavolta un assolo di tromba.
C'è da dire che come disco di debutto è davvero un disco vario, curato nei particolari e ben prodotto. L'album non annoia alternando come già detto diverse sonorità (e, non solo i ragazzi dimostrano di saper suonare con frequenti cambi di ritmo, cori e qualche pregevole assolo). L'unica pecca, anche se in realtà non è da vedersi come tale, è forse la vera mancanza di hits a parte "Mr. clean".
In definitiva un buon album d'esordio per una band che evolverà negli anni il suo sound diventando una delle più importanti della scena punk internazionale
Il gruppo dopo l'album di debutto, tornerà quasi nuovamente in studio per dare alle stampe l'anno successivo "Life On A Plate" che conquisterà le classifiche svedesi e vedrà in seguito i Millencolin firmare con la label Epitath di Brett Gurewitz (chitarrista dei Bad Religion, nonché produttore del loro successo "Pennybridge Pioneers"), per la distribuzione dei loro album sul mercato americano. Sarà il terzo album però "For Monkeys" a portare il combo all'attenzione della scena internazionale.
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