Ormai da qualche mese presente su Mondadori store e altri siti, Mimmo Parisi affronta con questo romanzo i temi in voga, purtroppo, anche in quello che, con un portato speranzoso, è definito il raggio temporale che si apre davanti, il terzo millennio. Il 'purtroppo' segnato in precedenza, fa riferimento a temi come l'immigrazione priva di sbocchi, la democrazia deludente e un egualitarismo deficitario. Comunque e per sommi capi, ecco disegnato il percorso narrativo e tematico del volume.

Passo del Lupo è un paesino socialmente avanzato.

Tutti i cittadini, all’insegna della vera democrazia, partecipano alle cariche direttive. Paradossalmente, la sicurezza economica e sociale, non riesce a rendere felici gli abitanti. Un giorno nella piccola stazione scende un individuo. Seguendo il libro si viene a conoscenza che, prima dell’arrivo di Vlad Tepes, non c’erano morti ammazzati. Il maresciallo del posto pensa che siano vittime di un vampiro.

Quando Vlad è stanato, fugge in volo: lui non sapeva nemmeno di esserne capace. Così, come gli abitanti del piccolo ma emancipato centro non sospettavano di essere, a dispetto del loro modernismo, ancora mentalmente medievali. E di credere nei vampiri. “Il figlio del Drago”, quindi, come metafora di una società moderna(?). La visione di Mimmo Parisi in questo suo ultimo libro porta dritto verso una società che, tra cellulari che riescono a fare di tutto e bollette che bussano senza sosta, non riesce a trovare la chiave di volta per un nuovo progetto collettivo.

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