E pure da bimbo succede d'avere delle rivelazioni...
Hit parade, cantine, buchi della serratura...
Radio, mangiadischi, sogni in bianco e nero...
Ma, in questo caso, la rivelazione avvenne in un tinello...
Un tinello marron...
Quello era il tempo, cara Mina, in cui il tuo viso non sembrava più una torta alla panna. Una specie di qualcosa, scavando e riscavando, l'aveva trasformato nel sembiante di una strega.
E una strega, si sa, dice e non dice.
Sapevo tutto di te, i nomi dei tuoi mille mariti: Corrado, Virgilio, Dimitri Karamazov …
E quello del fidanzato di quel momento li, un tizio dalla faccia storta che campeggiava su Stop, Eva Express, Novella 2000.
Del tutto simile a certi allenatori argentini dall'eloquio sfuggente, era una specie di cattivo dal rapinoso sguardo. Una faccia molto anni settanta, se capite quel che voglio dire. Uno così, whisky in mano e fluido spermatico negli occhi, lo trovavi in qualsiasi bar.
Del resto mica l'ha inventato Battiato il sintomatico mistero.
Comunque, se vuoi, ti racconto di quella volta che a scuola ho fatto arrabbiare la maestra, si parlava di Mazzini...
Mazzini Giuseppe...
“Mazzini è anche il cognome della tigre, chissà magari son parenti alla lontana...” dissi io .
Il risultato fu una nota da far firmare ai genitori.
Poi ricordo anche quelle altre due maestre in corriera, due mezze carampane stile horror padano. E una diceva all'altra: “Ma l'hai vista Mina l'altra sera, hai visto com'era conciata? Come ha cantato però!!!”
E quella sera era appunto un sabato sera...
Una cosa tipo milleluci in bianco e nero...
Ma era una canzone quella? Sembrava di stare in altalena, cazzo. E le parole, non erano le solite parole, ma bolle di sapone scoppiettanti.
Le parole, una lingua chiarissima, tutta ritmo e luce, come dei distici alla Rodari portati da un vento capriccioso.
L'altalena, un mezzo incanto sornione, un abc ritmico dove si posa l'incanto.
Sarebbe la bossanova, bellezza. Un dettato fine e popolare, semplice e magico
“La pioggia di Marzo”, è la cover di “Aguas de Marco”, capolavoro limite di Jobim noto soprattutto nella impareggiabile versione di Elis Regina.
Pure Mina però non scherza...
La sua versione ha qualcosa di sbarazzino, o, se preferite, quel che a me piace chiamare lieta follia. Un cuscinetto tra il broncio e il sorriso dove dormicchia il gatto del Chesire.
E il suo nuovo volto stregonesco, quello che dice e non dice, all'epoca era il più perfetto per offrirci cotanta beltade.
“E' ma, è forse, è quando tu voli”, si comincia così...
Incertezza e magia, dunque...
Poi le immagini si susseguono con una naturalezza inspiegabile e, svolazzanti e in preda al ritmo, prendono casa nell'oscura luminosità di una filastrocca.
E' il fascino dell'elenco, l'inventario divino...
Un inno alla vita e a tutte le sue oscillazioni.
E' ma è forse
è quando tu voli
rimbalzo dell'eco
è stare da soli
conchiglia di vetro
è la luna e i falò
il sonno la morte
è credere o no
margherita di campo
la riva lontana
Artù, Babau
è la fata morgana
è folata di vento
onda dell'altalena
un mistero profondo
una piccola pena
tramontana dai monti
domenica sera
è il contro ed il pro
voglia di primavera
è la pioggia che scende
è vigilia di fiera
è l'acqua di marzo
è c'era o non c'era
è si è no
è il mondo com'era
Madamadorè
burrasca passeggera
è una rondine al nord
la cicogna la gru
un torrente una fonte
una briciola in più
è il fondo del pozzo
la nave che parte
un viso col broncio
è stare in disparte
è spero è credo
una conta un racconto
la goccia che stilla
un incanto un incontro
è l'ombra di un gesto
qualcosa che brilla
il mattino che è qui
la sveglia che trilla
è la legna è il fuoco
è il pane la piada
la caraffa di vino
il viavai della strada
è un progetto di casa
lo scialle di lana
è un canto cantato
un'andana un'altana
è un passo che senti
che viene e che va
il profilo dei monti
col sole aldilà
e la pioggia di marzo è quello che è
la speranza di vita che porti con te
è ma è si
è quando tu voli
rimbalzo dell'eco
è stare da soli
la rosa lo yo yo
ninna o ninna a
è un dolore però
tanto male non fa
è la pioggia di marzo è quello che è
la speranza di vita che porti con te
è ma è forse
è quando tu voli
rimbalzo dell'eco
è stare da soli
è un passo che senti
che viene e che va
è un grande orizzonte
è quel che sarà...
e la pioggia di marzo è quello che è
la speranza di vita che porti con te...
Che ne dite, non è una meraviglia? Avrei potuto delirarci anche più di un pochino. Ma un testo così è meglio lasciarlo da solo, no?
E poi, ve beh, io sono nato in marzo. Ne saprò pur qualcosa della di lui pioggia...
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