Birra a fiumi, atmosfera intima e raccolta, bella gente pochimabuoni e riffoni di chitarra che rotolano come massi. Si presenta così il concerto al TABIR dei MinimAnimalist, band tarantina attiva già da un bel po’ in quel di Puglia, autodefinitasi “minimale ma animale”. Non a torto, in quanto il loro stile è proprio questo: diretto, essenziale, autentico, senza fronzoli e fronzoletti. Il Tabir, birreria (anzi, birroteca) famosa in quel di Taranto per le sue squisite birre artigianali, diventa così per una sera un piccolo tempio del desert rock. E la serata scorre bene, tra voglia di headbanging e sorsate di Rauchbier.

Reduce da un debut album autoprodotto (Ora o mai più, 2015) e dal concertone del Primo Maggio a Taranto, il duo tarantino suona in maniera più che spontanea, dimostrando di conoscere le proprie armi e di saper intrattenere bene il suo pubblico. Gli assoli acidi di Davide Bianco e le ritmiche sostenute di Fabio Cazzetta creano una tensione rock che circonda ogni angolo della stanza, con riff rocciosi e un'attitudine coinvolgente, nonostante lo spazio ristretto e i volumi non proprio generosi. In tutto questo la band riesce sempre a non prendersi troppo sul serio, con un Cazzetta che, dopo aver immolato un wok e averlo usato per suonare, sfodera delle bacchette-laser alla Star Wars che si illuminano al buio e permettono l’esecuzione in totale oscurità dell’ultimo brano.

Lo stoner corrosivo proposto dal duo è figlio di certi Queens of the Stone Age, ma meno melodico e molto più concentrato sui fraseggi, sull’alternanza dei riff e sulle ritmiche, piuttosto che sulla forma canzone in quanto tale. La loro musica abbraccia influenze che vanno dal funk dei Primus al grunge e all’alternative rock (soprattutto nell’apporto vocale), ma sempre mantenendo un approccio tipicamente “italiano” che non per niente mi ha ricordato passaggi del Nahui di A Blue Fire e, ovviamente, alcune cose dei Bud Spencer Blues Explosion (quelli meno blues e più spezzaschiena).

Anche i testi cantati in italiano si sposano bene con le ritmiche del combo, come in Disturbo Bipolare (“canzone dedicata a chi usa il usa questo disturbo per pararsi il culo”) dove una voce quasi lamentosa accompagna un incedere di chitarra vagamente ipnotico. Le canzoni si susseguono tra una risata e qualche divertente aneddoto raccontato dalla band, con temi che vanno dal tradimento della propria donna fino alla curiosità, “quella stessa curiosità che vi ha portato a essere qui stasera” ricorda Cazzetta.

I MinimAnimalist si dimostrano una band dalle ottime potenzialità e dalla interessante carica live. Probabilmente avrebbero reso di più in un contesto all’aperto e con amplificazioni migliori, ma anche in un ambiente intimo e raccolto come quello del Tabir hanno saputo spaccare discretamente il culo e dimostrare di cosa sono capaci.

Li aspettiamo al prossimo concerto e, perché no, magari al prossimo disco.

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