Un “lurido maiale”, così venne definito Alain Jourgensen da un parlamentare inglese. “Luridi maiali conservatori guerrafondai sarete voi” avrà, conoscendolo, diplomaticamente risposto Al tra una pera ed una sniffata, e "Filth Pig", lurido maiale, fu appunto il titolo dell’album dei Ministry pubblicato nel 1996.

Nel 1992 i Ministry avevano pubblicato l’impronunciabile "??F????T", meglio noto come "Psalm 69: The Way to Succede and the Way to Suck Eggs". Forte di ottime canzoni come "N.W.O.", "Jesus Built My Hotrod" e "Just One Fix", l’album fu un successo e garantì loro una buona visibilità di pubblico, consacrandosi tra gli apriporta di quell’evoluzione dell’industrial rock prevedibilmente denominata industrial metal. Con esso si giunge però al termine della parte più significativa della discografia dei Ministry: ciò diverrà evidente quattro anni dopo con la pubblicazione del successore di "Psalm 69". In "Filth Pig" infatti si notano già i pregi e i difetti tipici della seconda parte della carriera dei nostri. Potrà essere a causa dell’eccesso (o della mancanza?) di droghe pesanti, di una certa rilassatezza sugli allori, o dell’elezione di un democratico alla casa bianca, ma Jourgensen sembra iniziare ad essere a corto di quelle idee geniali che tanto ci erano piaciute. In mancanza di esse, il nostro americanorvecubano preferito (anche perché non ce ne sono altri) applica una formula che diverrà manierismo, e il metal prende il sopravvento sull’industrial. Una formula applicata con classe e mestiere certamente, ma che come ogni manierismo è privo di veri salti di qualità, non colpisce certo per innovazione e alla lunga non esalta. In ogni caso non è un fallimento completo, e Jourgensen, affiancato dal buon Paul Barker, ci offre un disco male accolto da critica e pubblico ma comunque non da buttare.

"Filth Pig" ha una copertina che a posteriori ci ricorda la locandina di un film di Borat che ha avuto George Romero come regista ed Eminem come protagonista; il contenuto (sempre a posteriori) ci ricorda più o meno i successivi album dei Ministry, che si manterranno dunque sulla falsa riga limitandosi essenzialmente ad appesantire il suono. Trattasi di dieci canzoni abbastanza simili tra di loro: specialmente nella prima parte del disco ci troviamo di fronte ad un potente industrial metal forte di  chitarre molto potenti, un basso in evidenza come dovrebbero essercene più spesso nell’ambiente metal ed uno scream ancora non portato all’eccesso. L’isterica opener "Reload" è una delle canzoni migliori del lotto, l’armonica a bocca in "Filth Pig" suona come una beffarda parodia del country, "Dead Guy" è parecchio devastante e "Game Show" e "The Fall" terminano questa serie di visioni inquietanti del nostro presente (tale è perlomeno l’intento del gruppo). Questa formula è sempre molto omogenea e la qualità non è mai eccelsa: verso la fine dell’album la noia è dietro l’angolo. È a questo punto che il nostro eroinomane anticonservatore preferito ci piazza la sorpresa: "Lay, Lady, Lay", cover del buon Bob Dylan. La canzone viene interpretata in puro stile Ministry mantenendo tutte le caratteristiche sonore sopraccitate ma ci regala qualcosa di non ancora sentito nel disco: probabilmente non piacerà ad un fan purista del vecchio Bob, ma all’interno del disco appare come una delle migliori canzoni: anche se la vena compositiva non è più quella di una volta è ancora possibile fornire un’interpretazione emozionale e convincente. Ovviamente questo può anche essere interpretato al contrario e significare che prove davvero buone il gruppo le dà solo con le cover. La quasi allegra canzone finale, "Brick Windows", è probabilmente la miglior composizione originale dell’album. La sufficienza viene comunque raggiunta ma non superata: rimane sempre forte la mancanza di idee veramente vincenti o anche semplicemente di singoli di punta. Un disco che pertanto mi sento di consigliare davvero soltanto ai metallari di bocca buona o a coloro, come nel mio caso, interessati a maturare un giudizio su tutte le opere principali del gruppo. I fan dell’industrial propriamente detto non ne saranno soddisfatti.

I Ministry continueranno così ad esprimere fino al loro scioglimento nel 2007 il loro lato metal, con lavori spesso godibili ma che non raggiungono mai per innovazione ed espressività i fasti degli album maggiormente industrial della seconda metà degli anni ’80. La fama di gruppo industrial rock per eccellenza la detengono ormai i Nine Inch Nails e l’ambiente metal se n’è ormai decisamente separato, vedendo già da anni i White Zombie nella sua incarnazione più divertente e casinara, quella di gruppi come Rammstein e Marilyn Manson. Nel lato più oscuro e maligno del genere s’impegnarono invece gruppi come "Fear Factory" e "Strapping Young Lad", il lato in cui ci avevano introdotti un decennio prima i Ministry con T"he Mind is a Terrible Thing to Taste" senza dover ricorrere agli stessi estremismi strumentali.

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