Non ci sono molte parole da spendere, o molti concetti da sprecare, per recensire questo disco: il riassunto di anni di avventure dei Ministry rappresentato, nel bene e nel male, con grande energia e con il valore aggiunto della feroce critica alla politica di Bush e allo stile di vita americano.

Ciò che sorprende è la voglia dell'uomo Jourgensen, liberatosi dal compagno Paul Barker, di sorprendere ancora con sonorità violente e campionamenti di ogni tipo, dando la sensazione di trovarsi in un tunnel degli orrori contemporanei, in balia di papà Bush e di zia Condoleeza.
I campionamenti più shoccanti sono sicuramente quelli presi dai vari interventi di George W. in televisione, poi rimanipolati fino a fargli sussurrare: " I've got a message to people in Iraq....Go home and Die".
Ci sono sempre le cavalcate electro industrial che hanno fatto la fortuna del combo texano, ma questa volta l'urgenza è più evidente, e non c'è una voglia gratuita di fare casino, ma il bisogno di scuotere le menti di che ascolta.....ammesso che le nuove generazioni di americani ascoltino ancora i Ministry.
Il paradosso sta nel pensare, da occidentali quali siamo, che questo è il tipo di musica che veniva sparata a palla, come forma di tortura, nelle orecchie dei prigionieri ad Abu Ghraib; e vengono anche in mente le parole dello stesso Jourgensen citando una lettera di un ragazzo al fronte: "Ministry siete grandi! Ci siete di grande supporto...facciamo saltare in aria l'iraq con la vostra musica, boom boom..."
Forse occorrerebbe riflettere se le urla e gli strepiti sono ancora così funzionali, e se la devastazione sonora in quanto tale è un veicolo valido per risvegliare le coscienze dei ragazzi, in un mondo dove tutto è gridato fino all'ossesso.

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