I Minor Threat, si sa, sono un autentica leggenda e una delle formazioni più influenti e importanti di tutta la storia del rock, e sicuramente non esagero. Nati dalle ceneri dei già seminali Teen Idles, i Minor Threat di Washington sono la band hardcore per antonomasia, non l'unica, non la prima, ma LA band hardcore.

I primi 2 ep istituirono e declamarono definitivamente questo genere portando poi a tutta una serie di genesi ed evoluzioni, tra tutti il thrash metal che sicuramente deve molto a questa degenerazione del punk classico; soprattutto il primo ep di 8 brani fu straordinariamente significativo: oltre a presentare una violenza condensata in pochissimi secondi raramente sentita prima, portò anche al famoso sottogenere/corrente "Straight Edge", che declamava (in teoria) valori in contotendenza con i classici luoghi comuni del rock, ovvero avversione verso eccessi e stravizi, anche se qualche corrente pensa che non sia altro che una forma estrema di nichilismo.

In ogni caso in questo ep, ed insieme anche al secondo, risiedono se non i veri Minor Threat, certamente quelli più selvaggi e primordiali; ma la carriera dei Minor Threat non si ferma quì, una carriera breve quanto intensa, seppur in quel periodo la band sembrava già finita.

Dopo meno di un anno di attività il gruppo infatti si era già sciolto, il secondo ep "In My Eyes" uscì proprio in queste condizioni, ma fu uno scioglimento solo temporaneo; nel 1983 la band si riformò con l'aggiunta del nuovo bassista, Steve Hansgen, per dare vita a quello che sarebbe stato finalmente il loro primo, ed unico, lp. L'arrivo del nuovo bassista permise al precedente titolare del ruolo Brian Baker di passare alla chitarra, sperimentando quello che sarebbe stato poi il suo ruolo nei Bad Religion.

L'album "Out Of Step" presentava certi elementi di cambiamento, seppur lieve, rispetto al passato, elementi già affiorati per metà di "In My Eyes". Nel secondo ep infatti 2 brani su 4 avevano sforato per la prima volta i 2 minuti presentando anche arrangiamenti più curati rispetto al solito. Anche in questo "Out Of Step" la prima cosa che salta subito agli occhi e alle orecchie è la durata: in 4 degli 8 brani la durata supera i 2 minuti, e in 2 adirittura si supera la soglia dei 3; una di quelle 2 è la prima "Betray": si tratta di un brano sicuramente più punk rock che hardcore e meno veloce, pur non rinnegando totalmente la matrice madre sono presenti anche influenze hard rock in particolare nei riff iniziali, il risultato è ottimo.

"It Follows" parte con un riff di basso e torna parzialmente all'hardcore; le successive "Think Again" e "Look Back And Laugh" (pezzo più lungo dell'album e secondo in assoluto della band, 3 minuti e 16) iniziano con riff di puro heavy metal, la prima si pone come via di mezzo tra le 2 precedenti, la seconda invece è quasi stile Sabbath: si tratta di uno degli episodi meno violenti e nello stesso tempo più curati della discografia del gruppo.

"Sob Story", "No Reason" e "Little Friend" (cui assolo di basso centrale è molto simile quello di "No One Knows", velocizzato) confermano questo "nuovo" stile, pur rimanendo molto aggressive e veloci si distaccano dall'hardcore più puro ed intransigente degli esordi, si tratta di brani però pressochè inappuntabili tecnicamente; pur rimanendo 100% Minor Threat percorrono la strada dell'evoluzione del proprio genere, un genere, l'hardcore, per molti aspetti fantastico ma anche limitante per altri.

Dopo questo album la band si scioglierà definitivamente e nel '85 uscirà postumo l'ultimo ep "Salad Days", il passo definitivo verso la fine di questo progetto e per l'inizio della nuova, ancor più breve, esperienza Embrace prima degli immensi celeberrimi Fugazi.

Alla fine del lavoro c'è spazio però per l'ultima vera traccia di puro hardcore della carriera dei 5: la titletrack "Out Of Step", parte con le parole sputate in faccia al'ascoltatore "don't smoke, don't drink, don't fuck", manifesto estremo della filosofia Straight Edge, parole poi anche ridimensionate del leader Ian McKaye; musicalmente è secondo me la migliore in assoluto, il vero manifesto dei Minor Threat e del movimento tutto, più anche di "Filler", che molti considerano come vera canzone simbolo della band. Questo devastante pezzo è come detto prima l'unico in vecchio stile del lavoro e questo è dovuto al fatto che proveniva dal precedente ep "In My Eyes".

In conclusione, sicuramente a tutti quelli che fossero interessati ad assaporare l'esperienza unica dei Minor Threat è consigliata la Complete Discografy, perchè in fondo tutta la loro produzione è da considerare integralemente, questo fu comunque il loro unico lp e mostra una band al pieno della propria creatività. Per certi versi inferiore al primo ep, per certi invece superiore per la maggiore cura degli arrangiamenti, io mi schiero dalla parte dei primi, senza ad ogni modo togliere nulla a questo straordiario album.

L'unica lp di una band semplicemente fondamentale.

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