"Il nostro massimo piacere è dato da un modo di suonare forse virtuoso, ma solamente in un senso collettivo. Ci interessa soprattutto un buon senso dell'umorismo in musica"

Sei dischi alle spalle, il primo venticinque anni fa proprio all'inizio di quel movimento noto come Rock In Opposition, i cui aderenti proclamavano la loro indipendenza dai (troppi) compromessi pretesi dalle case discografiche e di conseguenza versavano nelle loro composizioni tutta la libertà stilistica che riuscivano a partorire. Alcuni risultati furono senza dubbio lavori di non facile assimilazione, praticamente impossibili da reperire tra gli scaffali dei grandi (e piccoli) negozi. In tre parole: prodotti di nicchia.

I Miriodor sono un gruppo canadese di Quebec City che nei venticinque anni di carriera hanno cambiato più volte formazione, passando anche da sei a tre elementi; il sound proposto dalla band è da molti (a torto o a ragione) riconosciuto come un'eredità della scuola di Canterbury, riconoscibile dalle trame compositive che sfruttano l'elettronica, a volte dal sapore vagamente medievale con alcune incursioni nel jazz d'avanguardia.

Il disco che vi presento, "3è Avertissement" (Cuneiform Records, 1991) interamente strumentale, è suonato da un trio: sintetizzatore, percussioni e sassofono. Si tratta di una proposta particolarmente ricercata, a tratti anche ostica all'ascolto a causa (o per merito, dipende dai punti di vista) dei continui fraseggi di sassofono che si vanno ad incastrare alle trame già strette tessute dal sintetizzatore che rendono i brani per lo più intricati. I momenti più difficili forse sono quelli in cui i tre componenti si lasciano andare al cuore, come in "Garde à Vous" oppure in "Chute Libre", completamente improvvisate. Non mancano però brani studiati anche per soddisfare i padiglioni più pigri e attenti soprattutto alla melodia più immediata ("Jerusalem"), oppure in cui si riconosce una vaga contaminazione jazzistica d'avanguardia ("Viking"). Insomma, musica veramente difficile da descrivere, quasi impossibile da collocare in un particolare contesto. E' il vantaggio/svantaggio del RIO-sound: nessuna etichetta, nessuna classificazione ma solo ed esclusivamente la "nostra Musica". E la "vostra Musica" è veramente di altissimo livello.

Gente che sa suonare, e che suonando si diverte. Virtuosi dello strumento, ma è un virtuosismo che non sfocia mai in un puro esibizionismo di stile, ma che è sempre messo al servizio della collettività. Niente protagonismo quindi, ma un insieme, un'orchestralità, un continuo appoggiarsi l'uno sull'altro.

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