C'è tutta una cultura del cantautorato romano che trovo affascinante. Gazzè, Fabi, Silvestri o Mannarino per esempio.

Gente che sa suonare e comporre e che si è fatta le ossa tra i locali della Capitale suonando a volte anche davanti ad un pubblico numericamente esiguo ma interessato.

E mi vengono in mente posti come il "Big mama", "L'Asino che vola", "Na Cosetta" o il "Mahalia" dove fino ai tempi anteCovid era ancora possibile ascoltare la musica live di artisti più o meno affermati ma che sempre a questa bella cultura appartenevano.

Mirco Mancini (Mirkoeilcane) nasce come uno di loro.E' un bravo chitarrista e riesce a suonare nel 2014 nel primo disco di un'altro giovane cantautore romano della stessa etichetta dei tempi, Simone Barotti (di cui mi riservo di parlare in futuro...).Poi tanti live. E come nelle più belle storie riesce nel 2018 a fare un bel salto riuscendo a partecipare al Festival di Sanremo con il brano quasi recitato "Stiamo tutti bene" piazzandosi al secondo posto e collezionando in quell'anno talmente tanti riconoscimenti da far impallidire qualsiasi BIG blasonato. Parlo del "Premio Mia Martini", "Premio Sergio Bardotti", "Premio Tenco", "Premio Fabrizio Frizzi" e tanti altri ancora.

Insomma, un cantautore giovane, impegnato ed ironico che sembrava aver spiccato il volo.

Poi il nulla. Qualche singolo passato completamente inosservato e poi "Povera me". Un brano anticipato come delicato ed ironico per il grande rilancio.

Trovo il pezzo, invece, solamente un'occasione mancata. Forse l'ennesima.

Ma quando vedo un emergente riuscire ad imporsi e a far valere la propria cultura musicale senza dover ricorrere al talent di turno per poi dedicarsi ad un percorso privo di spessore (qualsiasi esso sia...anche leggero per carità), mi infervoro terribilmente.

"Povera me" ha un testo discreto, si vede che Mirko ha capacità autorali, ma musicalmente non riesce ad essere incisivo. Incastrato in un arrangiamento banale e per certi versi maldestro dove nulla sembra essere al proprio posto. Un tentativo inutile di rifarsi a personaggi come Mannarino che di spessore invece ne hanno da vendere.

Dov'è la genialità di "Stiamo tutti bene"? E la capacità di gestire e mettere in musica le idee?

Forse l'ennesimo bluff.

Credo che la musica Italiana abbia bisogno di personaggi invece come Mirkoeilcane. Che però andrebbero seguiti ed indirizzati per evitare questi inutili salti nel vuoto.

Così mentre i vincitori "Degli amici di Maria" fanno milioni di streaming con brani senza significato, chi avrebbe tutte le carte in regola per poter dire qualcosa resta decapitato nei budget delle piccole etichette discografiche da cui è prodotto.

Scrivo tutto questo perchè amo la musica in generale ma soprattutto la musica italiana. E spero che Roma possa offrire ancora quel patrimonio musicale cantautorale come ha fatto fino ad ora. Basterebbe produrlo, valorizzarlo e dargli i giusti mezzi e la giusta voce.

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