“One morning this sadness will fossilize”

Una ragazza pura, di bianco vestita, attraversa un campo in aperta campagna, alla scoperta del suo mondo interiore ancora nascosto dietro a paranoie e paure adolescenziali. Così si presenta Mitski Miyawaki, cantautrice giappo-americana, sulla copertina del suo secondo album ufficiale “Puberty 2”.

Questo disco é un cammino, l’allontanamento dalle turbe adolescenziali, prima del passaggio finale all’età adulta (personale ed artistica). La passeggiata nel campo, questa seconda pubertà, porterà la ragazza a guardarsi dentro e a superare alcune paure, anzi no, diciamo che la porterà ad accettarle. Perché quando cresci, capisci che la paura é un sentimento come gli altri e fa parte della natura umana e quindi tendi a conviverci più che a volerla superare a tutti i costi.


E così il viaggio musicale die Mitski parte in maniera convinta e convincente con “Happy” ed il suo ritmo sincopato, come il battito del cuore in felice agitazione (“Happy came to visit me//He bought cookies on the way”), e i sassofoni che subentrano dopo i ritornelli. E, se si pensava che la compattezza del primo pezzo fosse un caso, ecco che con i due pezzi successivi si capisce che la brevità dei pezzi é uno dei marchi di fabbrica di Mitski (la durata dei pezzi si ridurrà ulteriormente nel successivo “Be the Cowboy”).

La parte centrale dell’album é costituita dai tre pezzi migliori del disco, che rappresentano i tre mood predominanti nel disco: “Fireworks” voce/chitarra(usata come supporto prinicipale e percussione)/testiere ci porta in una dimensione onirica e sognante, tipica del mondo mitskiano. Mentre “Your Best American Girl” é é la parte più elettrica ed arrabiata della cantautrice, in cui attraverso la rabbia supera la difficoltà del sentirsi divisa tra due mondi (occidente e oriente, Giappone e USA). Alla fine, non si può eliminare il passato, che é ció che ci ha reso quello che siamo oggi, e la rabbia e l’inadeguatezza lasciano lentamente il posto all’accettazione (“Your mother wouldn’t approve//of how my mother raised me // but I do, I finally do”). “I Bet on Losing Dogs” invece rappresenta la vena più depressiva della cantautrice, quella che vuole un altro “losing dog” che le stia vicino e con cui condividere tutto, anche la sua tristezza (“I bet on losing dogs// I always want you when I am finally fine// how you’d be over me looking in my eyes// when I cum// someone to watch me die”).

La parte finale del disco alterna sussulti elettrici (“My Body’s Made of Crushed Little Stars”) a tracce lente e oscure (“Crack Baby” é un capolavoro di oscura dolcezza o dolce oscurità che si voglia).

Mitski ha attraversato il campo delle sue turbe adolescenziali, ce l’ha fatta! Ora si ritrova ad essere una donna che sa di non essere perfetta, ma in fondo sa pure che va bene cosí e che la perfezione non esiste.

E in effetti questo disco non é perfetto, ma é scritto ed arrangiato in maniera sublime (e tendenzialmente nineties) ed é frutto del lavoro di coppia tra lei e Patrick Hyland (eccetto la scrittura, in mano alla sola Mitski). La qualità musicale e dei testi é molto alta e Mitski si preparerà con questo album a fare il salto verso la definitiva maturità di “Be the Cowboy”.

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