Li aspettavo al varco del secondo album, gli americani del New Hampshire MMOSS, autori col precedente “I” di uno dei più riusciti affreschi di psichedelia a (quasi) 360°, e devo dire che una volta tanto l’attesa non è stata vana. 

Licenziato sul foto finish del 2012, dove sarebbe finito dritto fra i primi 5 album dell’anno, “Only Children” conferma la band fra le migliori compagini psych in circolazione. Merito di un mai celato amore verso l’Inghilterra di fine ’60, tanto la Londra dell’UFO Club quanto le brughiere di Donovan & Co., il tutto finalmente coadiuvato da un conscio riflettere sulle patrie vicende psichedeliche del medesimo periodo.
Una quadratura del cerchio quasi perfetta, in cui si iscrivono brani dal minutaggio più congruo rispetto al passato, alternati a sketch o flash psych-pop; il tutto condito con il marchio di fabbrica della band, il flauto traverso. Utilizzato con ovviamente gusto melodico e mai onanista, svolgendo spesso il ruolo dell’organo o doppiandolo in sottofondo.

Proprio grazie a questo magistrale equilibrio, pezzi come “Hands” o “Another Day” rimandano ai Beatles post-Revolver senza risultare stucchevoli, e elucubrazioni più complesse, come l’iniziale “Spoiled Sun”, non perdono mai di intensità nel loro svolgersi ciclico.
Due i momenti migliori: i 10 minuti dello strumentale “War Sux”, dall’incedere ipnotico tipico del kraut, condotto da flauto, organo e chitarra, a contendersi a turno il proscenio; gli 8 minuti di “Wander”, che parte come un pezzo degli H.P. Lovecraft, solenne e dominato dall’organo, per poi accelerare e infilarsi in una tangenziale quasi Hawkwind, dritti sparati verso il cosmo.

Recupero d’obbligo per gli amanti del lato meno conosciuto del proprio cervello.

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