Ne avevo il presentimento anche prima ma con l'ascolto del nuovo Mnemic ne ho avuto la certezza: il combo danese è probabilmente una delle band meno costanti e più altalenanti tra quelle di nuova generazione.
Partiti con un esordio convincente (il discreto "Mechanical Spin Phenomena") il gruppo si era già arenato al secondo album "The Audio Injected Soul" con un tentativo impacciato, e ovviamente fallito, di replicare il buon inizio, ma nel 2007 anche grazie alle pile ricaricate con l'ingresso in formazione di un nuovo singer (l'ex-Scarve Guillaume Bideau) il gruppo aveva sfornato un inatteso (da me) buon disco, "Passenger" si rivelava un giusto punto di equilibrio tra violenza e melodia, elementi imprescindibili e caratterizzanti del loro sound che li vede intenti (a detta loro) a voler raccogliere il testimone (riuscendoci poco o nulla) da band quali Fear Factory (l'ormai ex-bassista dei Fear Factory Christian Olde Wolbers era stato anche il produttore del penultimo album), Strapping Young Lad e Meshuggah finendo però per sembrare, almeno con quest'ultimo album più una brutta copia degli ultimi In Flames e una versione più cattiva dei vecchi Linkin Park.
In Flames e Linkin Park sono proprio i nomi che fanno da pilastri o meglio ancora, da bussole per "Sons of the system", basta ascoltare un pezzo come "Mnightmare" e chiedersi se non siano davvero Chester Bennington e soci a suonare in preda a una direzione più "metal" del solito.
Non che i Linkin Park mi stiano particolarmente sulle scatole (non posso certo dire che siano tra i miei ascolti frequenti sicuramente), semplicemente esistono già e il loro lavoro nel loro "genere" (se mai c'è un genere che li identifica, ma poco mi importa dei generi) lo fanno meglio di tutti gli altri cloni, dispiace che i Mnemic che avevano un indirizzo un tantino diverso si siano accodati.
Nel complesso l'album è una delusione per chi ha ancora nelle orecchie "Passenger", i danesi si muovono maldestramente, tra pezzi semi-orchestrali a cui tentano di dare un taglio quasi epico come "The Erasing", "March of the tripod" (anche qui l'eco degli In Flames di "Soundtrack to your escape" alla quale però è stato dato un pesante sedativo) oppure la conclusiva "Orbiting", veri e propri filler come "Fate" e "Elongated Sporadic Bursts" retta in alcune parti da un riffing scippato a piene mani dal Death Metal Melodico e in altre parti da ritmi danzerecci un pò alla Rob Zombie/Marylin Manson che fanno capolino tra l'altro anche in "Within", una opener-title-track abbastanza spompata e poco adatta al suo ruolo.
I Mnemic riescono a convincere solo quando si affidano agli insegnamenti delle loro influenze originarie, come in "Diesel Uterus" (che avrei visto molto meglio come opener) e (meno) in "Hereo(In)" dove spunta prepotentemente la matrice Meshuggah oppure nell'ottima "Climbing Towards Stars" dove contemporaneamente si danno la mano un riffing groove metal e la vecchia vena industrial miscelando questa volta nella giusta dose le clean vocals, troppo poco però per risollevare le sorti dell'album.
Un disco che può sicuramente fare la gioia di coloro che apprezzano quel metal (almeno a parole) "estremo" ben zeppo di melodie e clean vocals, ma almeno per me, visto l'andazzo dei Mnemic che tendono a fare un disco discreto e uno deludente, la prossima volta sarà quella giusta, stavolta no.
Carico i commenti... con calma