Il lontanissimo 1990 di Moby, ovvero il pregevolissimo singolo d'esordio che porta il nome di "Mobility".

Quello che ci propone è una jungle condita con sapienti giochi minimali, dove già si può scrutare una classe non comune.

Le fasi iniziali di Moby, quando si aggirava nei rave con l'aria smarrita ma con mille idee ferme e decise in testa, sono di altissimo interesse. Un'artista dadaista dell'elettronica che, senza paura, arriverà a proporre dance con "Move" o a coverizzare i Mission Of Burma!

Se siete stanchi della staticità seria e matura degli ultimi album, con "Mobility" si assaporano le prime idee geniali. Ovvero la base che verrà ampliata e plasmata con l'omonimo del 1992 ed "Everything Is Wrong".

"Mobility" è un fluxus di sei minuti dove si instaura un beat seminale per le produzioni delle decadi successive. IDM e chillout sono gli echi che arrivano dall'indecifrabile proposta stilistica di questo genio, che ha commesso l'unico (grosso) peccato di sopravvalutarsi.

L'ambient etereo e camaleontico degli 808 State viene personalizzato e mutato in una trance ossessiva e a tratti ammiccante.

Il periodo dove la purezza dell'artista giocava serena con la libertà dei suoni.

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