Tutti i periodi storici sono stati oggetto di domande epocali, esistenziali, di impatto sociale e culturale enorme. Spaziando molto, forse troppo, e mescolando alto e basso, superficialità e profondità, stupore e (apparenti) certezze. Anche il nuovo millennio deve fare i conti con tutto ciò. Gli anni 2000 sono tormentati e afflitti da una domanda che lacera gli animi, riaccende quel fuoco sacro dell'indignazione, scuote e percuote le coscienze, obnubila le menti e consuma il tempo e i nostri giorni: perchè i Modà hanno successo? Di certo non bisognava attendere loro per capire che il disimpegno e lo scazzo in Italia portano successo, popolarità e fama, che il mantenersi su tematiche adolescenziali ti apre le porte del paradiso e anche quelle del portafoglio, ma i Modà vanno ben oltre. Il loro caso non è derubricabile tra i tanti "misteri commerciali", equivarrebbe a ridurre la portata di cotanta ondata di pochezza, ma è "il" mistero. Loro non hanno successo, loro sfiorano l'apoteosi, la deificazione, il trionfo più epopeico. Non fanno un concerto a San Siro, ne fanno due; perchè una data sola non bastava. E "Passione Maledetta", ultimo album della band (mi scuso per la parola band) italica uscito a fine novembre, solo il primo giorno ha venduto 15mila copie per arrivare dopo neanche un mese a 110mila copie. Per capirci, Guccini, quando arriva dopo un anno al disco d'oro brinda e festeggia come se non ci fosse un domani. "Passione Maledetta" è un disco di disarmante e sconfortante bruttezza; un elenco di banalità e frasi fatte, di amori perduti e pateticamente strazianti. "E non c'è mai una fine", singolo d'apertura dell'album, è il manifesto del pensiero "modiano": quello emoticon. Un linguaggio adolescenziale, volutamente tirato e fintamente sentito: una melassa insopportabile che porta il povero malcapitato a rimpiangere il cazzeggio degli anni'80. Proseguendo nell'ascolto, facendosi del male consapevolmente e deliberatamente, ci si inoltra in abissi di mediocrità fino a quel momento inesplorati; cose come "E' solo colpa mia" o "Ti passerà" sembrano urla stile muezzin ubriaco o castrato in preda ad un'acuta crisi epilettica. Alcuni diranno "i gusti son gusti" ed è anche vero, ma loro inebriano instancabilmente per pochezza. Paiono voler incarnare il "whatsappare", il giovanilismo e il post-modernismo, il puerile e il patetico, l'effimero e l'impalpabile, il disimpegno e il vuoto cosmico più imperante; in parole povere, i Modà, sembrano voler incarnare la merda d'artista. E se è effettivamente così, occorre fargli i più sentiti complimenti perchè ci riescono benissimo. Anche il nome "Kekko", non va lasciato in secondo piano: ci sono ben tre "k", un messaggio subliminale alle bimbeminchia che sfugge ai radar dei più ma non a loro. Insomma, che altro dire, se non augurarsi che un giorno si possa trovare una cura efficace e definitiva a questa malattia e che l'effetto prosaico delle masse possa un giorno arginarsi.
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