Due brani originali e cinque cover: questo è il biglietto da visita della band irish folk più famosa d’Italia. Un irish folk colorato di rosso con un connubio che ha fatto molta presa sulle feste dell’unità di fine anni ‘80 e primi anni ‘90. Riascoltando il disco (compreso il successivo lavoro completo “Riportando tutto a casa”) mi vengono in mente quegli anni da fine prima repubblica, dei Topolino comprati insieme al giornale da mio padre e da Totocalcio e Totogol con 90esimo minuto. Eppure sono passati già 30 anni, abbastanza da far scendere sempre una lacrimuccia quando ci penso.
Ritornando al disco, il folk irlandese è suonato abbastanza bene anche se non è l’unica influenza. Le cover scelte sono delle canzoni tradizionali irlandesi ad esclusione di Bella Ciao e Fischia il Vento (anche se quest’ultima viene introdotta da una strumentale tradizionale irlandese), i quali sono stati arrangiati quasi come fossero irlandesi ma basta sentire lo stile vocale dei cantanti e ci rendiamo conto che siamo molto lontani dai Dubliners o dai Pogues. Però la voce di Alberto Morselli ha molta personalità e diciamo che nei MCR ci sta meglio rispetto a quella Stefano Bellotti, che è più giocosa e immatura. Contessa è anch’essa una cover della canzone di Pietrangeli sempre rifatta a mó di divertissement irlandese ed è una delle canzoni più note degli MCR.
Quarant’anni e Ahmed l’ambulante sono le due canzoni originali che verranno inserite nel successivo album completo, la prima è un racconto politico della prima repubblica pienamente in stile MCR e cantata da Stefano, mentre la seconda è l’arrangiamento in stile arabeggiante di una poesia di Stefano Benni e cantata da Alberto che dopo questo e il successivo album lascerà i Modena City Ramblers lasciando a Stefano la baracca.

Come primo tape si fa ascoltare con piacere, oltretutto le cover sono suonate bene soprattutto la non ancora citata “Farewell To Erin”. Poi quest’anima Irish verrà sempre più a mancare nei MCR i quali si ispireranno sempre più sporadicamente alla vena più punk dei Pogues. Peccato, perché qui sapevano suonare veramente bene .

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