I Modest Mouse sono stati una delle maggiori band di rock alternativo, che hanno raggiunto un consenso di nicchia grazie al loro inconfondibile stile, che seppure si ispiri ai Pixies e agli R.E.M. negli ani '80 e ai Pavement negli anni '90, si presenta molto originale, basato su una tristezza e una malinconia di fondo, che si intreccia sempre a una rabbia sentita e insolente; il tutto talvolta incorniciato in una stupenda atmosfera quasi folk/country. La band, capitanata del cantante/chitarrista Isaac Brock, nasce nel '93 e dopo la stesura di numerosi EP, riescono nella pubblicazione del primo malinconico e bellissimo album "This is a ong drive for someone with nothing to think"(1996), che precede di un anno il suddetto quasi-capolavoro "The Lonesome Crowded West", che segna un'ulteriore tappa nel processo evolutivo dell'indie rock americano, iniziato con "Daydream Nation" dei Sonic Youth, e che procede tuttora.

E' un disco vivo, sentito, viscerale, che nella sua lunghezza non stanca mai, ma colpisce e commuove. E' impossibile attuare delle divisioni fra strofe e ritornello in questi brani, poichè si tratta di pezzi imprevedibili e originali, con molteplici cambi di tono e ritmo: in ciò si innesta perfettamente la voce di Brock, vero punto di forza del disco, che riesce a passare con facilità, ricordando il fantastico Billy Corgan, dalle melodia più soffici a quelle più ardue. Si passa così spesso da pezzi tirati e hard("Convenient Parking"; "Shit Luck") a dolci ballads semplici("Trailer Trash"; "Bankrupt on Selling") o ancora a brani misti("Lounge"). Insomma, pezzi pazzi. Dove strumento principe è il basso, attorno al quale si innestano con la chitarra melodie strane e distorte, ma sempre commoventi. Proprio COMMOVENTI: infatti nonostante la varietà e la complessità del materiale il risultato finale è una tempesta emotiva che ti falcia dento. Si parte dunque in quarta con l'hard-rock dei 7 minuti di "Teeth like God's Shoeshine", accelerando così di colpo il ritmo, che viene però subito spezzato con la successiva ballad "Heart Cooks Brian": ciò succederà diverse volte all'interno del disco. Seguono pezzi sperimentali come "Jesus Christ was only a child", e poi la magnifica ed esplosiva traccia#6 "Doin' the Cockrach" e il capolavoro assoluto "Cowboy Dan": in questo, dopo un inizio malinconico, pura rabbia e odio sfrenato sfociano come mai fatto prima. Brividi. Prima della conclusione affidata al puro folk di "It's all Nice on Ice", degno di nota è il pezzo "Trucker Atlas", brano di 10 minuti di intensa carica emotiva.

In conclusione, un disco che tutti dovrebbero avere, essendo un capolavoro dei '90 in quanto a complessità ed emotività, al pari di massime come "OK Computer" dei Radiohead o "Siamese Dream" degli Smashing Pumpkins.

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