All’apice della gloria del grunge anno di grazia 1994 e dopo cinque anni dal pluridecorato “Dr. Fellgood” gli alfieri del glam metal si ripresentano con un lifting poco convincente. Come prendere una esperta puttana capace di renderti felice con i più viziosi trucchetti del mestiere e volerla per forza travestire da cattiva ragazza metal-grunge. Perché questo erano i quattro sin dagli esordi: delle puttane del rock. Certo la dipartita di Vince Neil ha lasciato il posto alla voce di John Corabi, adatto allo stile pesante della maggior parte delle canzoni dell’ album, ma se questo è un pregio si ferma a solo una manciata di pezzi riusciti, vedi l’iniziale “Power To The Music” o il singolo “Hooligan’s Holiday”. Per il resto ci scontriamo contro una serie di riff compressi ma monocordi e molto uguali, e premere il tasto di skip non ci aiuterà fino a quando non ci imbatteremo nelle due ballate di turno, per altro ascoltabili ma anche “già ascoltate”. L’unica perla va cercata molto a fondo, sta scritta rosso su nero a caratteri microscopici nell’ultima pagina dell’album e recita così:”Chiunque abbia rubato le chitarre di Mick…speriamo tu muoia”. Amen.

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