Ed era ci tocca sorbire pure loro.
Sono tornati, sono incazzati, lo sono fino al midollo. Ma sono sempre loro, i Motley Crue, con il loro nuovo disco dalla produzione rozza (fatta apposta per rendere le cose ancor più vicine ai vecchi e gloriosi anni ottanta); con il loro nuovo disco che ha il suo punto di forza (!) nelle tematiche idiote.
"Saints Of Los Angeles" , un disco che trasuda street ‘n glam da tutti i pori, un disco che ti fa capire che i Crue sono tornati per tutti noi al completo con un Vince Neil in pieno stato di grazia. E "Saints Of...." è esattamente il disco che ti aspetteresti dai Motley Crue del 2008: un album che con le sue song ricalca, più o meno fedelmente, i periodi andati, quelli di "Girls, Girls, Girls", "Dr. Feelgood" e degli album che gli hanno resi celebri, quasi facendoci scordare le porcate inumane partorite dalla stessa band quali "Generation Swine" o l'ultimo "New Tattoo" che, a me, è parso più sciapo dell'acqua bollente della pasta scolata.
Ma, domanda: com'è il disco? È bello? È da "cumbrà"? la risposta è nel mezzo..... si, è vero. Lo ripeto: le reunion si fanno sempre e solo per un unico scopo, quello della vendita dell'anima all'infimo dio Danaro ma, a tutto deve esserci un limite. Fortunatamente il disco regge, anche se non per tutte le tracks del lotto che lo compongono, poiché se la title track e specialmente "Face Down in The Dirt" sono autentiche gemme di hair metal, lo stesso non può dirsi per "Motherfucker Of The Year". È presente anche la solita ballata della band, ormai affezionata a questo genere di sonorità dure-melodiche, "The Animal In Me" che, però. Si lascia ascoltare non essendo la classica rock ballad diabetica e iperglicemica, ma una squisita semi ballad che riesce a coinvolgere l'ascoltatore.
E, però, proprio nel coinvolgimento ci sta il punto debole dei nuovi Crue. Non tutte le song reggono e non tutte riescono a coinvolgere positivamente l'ascolto del disco che potrà risultare carino, ben fatto, ben prodotto e confezionato ma che, alla lunga, può divenire noiosetto. Carenza di idee? Io direi il contrario, e, cioè, troppa carne messa al fuoco. Se in "Welcome To The Machine" si ritrova magicamente la potenza repressa, nella successiva "Just Another Psycho" si ricade nella banalità. Ed è così fino alla fine.
Un disco che non dice un beneamato accidenti di nulla. Un disco che farà la gioia dei fan dei Motley Crue, un disco che, pour finir, vi stancherà dopo i primi ascolti. Tuttavia un disco che riesce a regalare forti emozioni e voglia di sbattere la testa a destra e a sinistra in diversi momenti e che, in alcuni tratti, si commenta da solo (S.O.L.A... a buon intenditor...).
Riuscito a metà, mancanza di fantasia e brillantezza compositiva sono le pecche che più ho riscontrato. Per il resto, se non siete troppo affezionati ai soldi, potete anche concedergli una chance.
Sufficiente.
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