Secondo album per i Motley Crue, le quattro dannate puttane tornano sugli scaffali con un adrenalinico album di grandissimo hard rock quale è, e sarà, Shout at the Devil.
Poco importa se l'album venderà tantissimo, a noi piace ricordarlo per la scarica elettrica che la maggior parte dei brani conferisce all'ascoltatore grazie a veri portenti come la title-track, Looks At Kill, Red Hot e la cover beatlesiana di Helter Skelter.
Provocatori nell'attitudine, nella musica e nell'immagine (veri e propri guerrieri della notte), i Motley Crue nel futuro sapranno solo clonarsi, ma mai migliorarsi; ci lasceranno però questo album, uno dei lavori più selvaggi a conquistare le charts americane, prima di tutti gli split, i video hard ed i flop che il gruppo conoscerà negli anni a seguire (soprattutto nei novanta).
Mai una caduta di tono, grazie anche all'interpretazioni dei 4: Vince Neil con la sua acidula timbrica, Mick Mars preciso e mai sopra le righe, mentre giù il cappello di fronte alla sezione ritmica del duo Lee/Sixx, vero polmone del Crue-sound, la coppia non perde mai un colpo e, anche quando il ritmo diventa più blando (Too young to fall in love per esempio) rende sempre al massimo.
Un album che ormai è un classico a pieno merito, la band da qui in poi diverrà oggetto di paragone per chiunque voglia cimentarsi con l'hard rock ed il glam.
Testi espliciti e piccanti doppi sensi disturberanno non poco i perbenisti che etichetteranno il gruppo come tra i più osceni, da tenere lontano dai propri figli "oltre che essere duri sono pure sboccati", la band anni dopo risponderanno con "Girls, girls, girls", ma questa è un'altra storia ascoltiamoci questo lavoro sempreverde, facciamo le corna e su e giù con la testa!!!
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