Avevo appena finito di fare a botte con un libro ingarbugliato che mi aveva lasciato in dote un ragguardevole numero di punti interrogativi in testa. Avevo bisogno di qualcosa di più evasivo e l'ho trovato.
"Si chiamava Bullwinkle. L’avevamo soprannominata così perché aveva la faccia come quella di un alce. Ma anche se avrebbe potuto avere una qualsiasi delle ragazze sul Sunset Strip, Tommy non voleva mollarla. Continuava a dirci che l’amava e voleva sposarla, solo perché quando scopavano lei veniva spruzzando da una parte all’altra della stanza".
L'inizio promette bene mi dico, mentre azzanno l'incipit della nuova versione italiana del 2012 di "The Dirt". Non sono mai stato un grande appassionato di autobiografie di famosissimi gruppi Hard Rock/Metal. Quelle che ho letto sono pallose e quasi tutte uguali: background decadente, voglia di emergere, successo improvviso e inaspettato, crisi e rottura della line-up. Talvolta risurrezione iper commerciale lucrosa con tanto di autobiografia che, poi, qualche coglione come me magari si compera pure. Fine.
Sebbene sia un figlio degli anni '80 i Mötley Crüe non mi sono mai piaciuti troppo nemmeno in periodo adolescenziale: "Too Fast for Love" e "Shout at the Devil" da anni sono diventati il paradiso degli acari di casa mia. Quando andavo alle superiori preferivo a loro, per restare su generi simili, gruppi che poi ho mollato crescendo come Pretty Maids, Tesla, Ratt, W.A.S.P., Quiet Riot, Scorpions, Kiss, Hanoi Rocks. Beh lasciamo stare gli Hanoi Rocks in questa sede.
La cosa più positiva del libro è che parla relativamente poco di musica anche perché, a voler essere del tutto sinceri, non è che su questo versante ci sia poi molto da dire. Nikki Sixx, per palesare il suo talento piazza una foto della pagella delle elementari nella quale si evidenzia il voto ottimo ricevuto in musica. E allora siamo a posto, dico io. Scorro le pagine e tra le righe mi sembra di percepire che nemmeno lui, il pazzo Tommy Lee, il malato e triste Mick Mars ed il biondino Vince Neil abbiano mai capito il motivo del successo mondiale che li travolse ad inizio anni '80. Non credo tuttavia che si siano mai posti molte domande sul tema: o forse ci scoparono, ci bevvero e ci sniffarono su per molti anni con grande impegno.
Ebbero la fortuna, la sfrontatezza, l'arroganza e la voglia di emergere dal lercio sottobosco degradante dal quale provenivano sfruttando con tempismo perfetto un momento di transizione della musica hard rock/hair metal/glam rock. Chiamatela come volete. Dopo i Kiss, che ad inizio anni '80 erano in crisi, serviva un gruppo nuovo da lanciare. Prima dell'esplosione di Guns 'n Roses e Metallica, e dell'ondata del grunge che li spazzò via, la neonata MTV, dopo il debutto passato in sordina, puntò sulla band più "plasticosa", scorretta e capace di incarnare al meglio gli stereotipi peggiori del nuovo decennio. La verità è che se fossero arrivati cinque anni dopo non starei scrivendo queste righe.
Forse 400 pagine sono troppe ma ci si diverte a seguire gli eccessi al limite della fantascienza di questi quattro pazzi. Voglio sperare che la realtà si avvicini ad un decimo di quello che viene scritto in modo oltremodo diretto e senza tanti giri di parole. I nostri non si sono fatti mancare nulla: prigione, alcool e droga a fiumi, donne manco fossero popcorn al cinema, liti con altre band del periodo, decadenza animalesca allo stato più puro, omicidio colposo e poi le inevitabili beghe giudiziarie. L'autobiografia segue un percorso altalenante con lo stesso evento visto e vissuto dalla prospettiva dei membri della band, dei produttori e dei poveri membri dello staff condannati a cercare di controllare una band impossibile durante i tour mondiali. Dalla metà in poi il libro perde mordente; la band invecchia e si trova invischiata in tutti quei problemi normali che non avrebbero mai pensato di dover affrontare: divorzi, liti famigliari, problemi con le etichette ed MTV, dissapori tra gli stessi membri della band che non si sopportano più e stanno a contatto il minimo possibile. Non riescono ad accettare il lento declino al quale sono condannati e da esseri immortali si trasformeranno progressivamente in adulti mal cresciuti pieni di problemi e frustrazione nel constatare la diminuzione di notorietà. Il solo Tommy con le sue innumerevoli performance con Pamela & Co. tenta di tenere alto il ritmo.
Ciò non toglie che in barba a tutti i detrattori questi quattro delinquenti tutta plastica, vestiti orrendi e lacca si sono goduti un intenso periodo di notorietà che li ha portati a suonare al cospetto di platee sconfinate. E se leggendo delle loro lerce "imprese" doveste provare un po' di invidia. Beh, io credo che sia un sentimento normale e comprensibile perché raggiungere un tale successo (90 mln di dischi mi pare di avere letto) con sì poco talento equivale a vincere alla lotteria. Che poi, dati alla mano, è quello a cui quasi ognuno di noi mira. Il fatto che abbiano perso completamente il controllo è anche comprensibile visto da dove è partita la loro storia.
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