Vi sono due elementi che mi inducono a ritenere Mogwai una grande band.

Primo: se per caso, è raro, vi capita di ascoltarli trasmessi dalla radio, o, più spesso, paradossalmente, attraverso la televisione (gli autori di C.S.I., ne sono piuttosto innamorati), anche se la canzone non la conoscete, basteranno dieci secondi perché esclamiate: "Questi sono Mogwai!" (tutti Happy People in quel momento, soprattutto se potete bullarvene con qualche presente, ma il merito è loro). Sono quindi dotati di una propria individualità, che non mi pare cosa da poco oggidì.

Secondo: sono attualmente fra i migliori ad usare il contrasto piano/forte. Che sembra una quisquilia, ma in realtà non lo è affatto. Per quel che ricordo io, eccetto il gruppo di Kurt Cobain, era dagli anni '80 (Spaceman 3 e Dinosaur Jr., per esempio), che qualcuno non lo faceva così bene.

Di cosa parliamo oggi? Di un dischetto che contiene tre EPs registrati nei giorni migliori della band scozzese. Il cd, pubblicato nel 2000 in Giappone, e l'anno successivo in Gran Bretagna, raccoglie infatti i tre brani dell'EP "Satin" del 1997, i tre dell'EP "No Education = No Future (Fuck the Curfew)" del 1998, i quattro dell'EP semplicemente chiamato "Mogwai" del 1999.

Per quanto riguarda il primo dei tre lavori qui raccolti, mi sembrano già superlative le prime due tracce: "Superheroes of Bmx" inizia con una conversazione telefonica, alla quale si aggiungono una batteria elettronica, indi un organo Bontempi che si limita a suonare un La diesis ed un Re minore per tutto il pezzo, poi, piano piano, entrano un po' di chitarra ed un synth, finché alla fine tutto esplode. Uno di quei classici pezzi per accumulo alla Mogwai che potrebbe viaggiare in eterno. L'inizio di basso di "Now You're Taken" infonde tranquillità. E' anche uno dei rari brani cantati di Mogwai, qui con Aidan Moffat, dei conterranei Arab Strap, per la prima volta alla voce (riapparirà talvolta anche nelle opere successive). Non mi convince invece "Stereodee" i cui dieci (!!!) minuti di finale tronitruante mi paiono un po' superflui.

"No Future..." è composto dal lungo esercizio "matematico", alla June of 44, di "Xmas Steps", peraltro impreziosito da un bel violoncello nel finale; "Rollerball", è soave mestizia, con i consueti intrecci iniziali di basso e chitarra e contrappunto della batteria, un pianoforte che vi culla verso l'infinito, finisce lì mentre pensavate durasse per sempre; "Small Children in the Background": feedback di chitarra in sottofondo con arpeggio di acustica in primo piano, una batteria che proviene da lontano (Dov'è il batterista? Nella stanza accanto? Non lo vedo, è buio. Che bello quel poco di riverbero) e poi il feedback copre tutto, dopo trenta secondi quasi scompare, ed immenso è l'aggettivo che mi viene in mente ogni volta che arrivo alla fine di questo pezzo, ed invece di andare a dormire lo ascolto un'altra volta ancora.

"Mogwai Ep" incanta con quattro notturni lievi e densi, solo "Rage Man" è sporcata dalla risacca del feedback, ipotetica colonna sonora di una passeggiata a piedi nudi sulla spiaggia, sotto le stelle. Secondo Stuart Braithwaite, leader degli scozzesi, invece, queste canzoni dovrebbero essere ascoltate: "In bagno o mentre si fa inversione di marcia in una curva diabolica" (?!!).

Gli innamorati della band di Glasgow troveranno in queste dieci tracce altri motivi per sondare gli astri, perdersi nella notte, credere che nulla abbia fine.

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