Quando il sole si è quasi ucciso ad occidente. Quando lei non c'è. Quando senti che tutto esplode di bellezza e dolore. Di amore e solitudine. Ecco...

Le note del pianoforte sono ondivaghe illusioni di tranquillità, maestose all'abbraccio di chitarra e batteria al punto da fare quasi male, preludio al serpente che divora Glasgow avvolgendola con le sue spire di accordi in un paesaggio che scolora in sconfitta e rabbia. La drum-machine scandisce il ritmo per il lamento sottovoce di un prigioniero costretto ad ingoiare attese, indeciso se cadere o saltare, sospeso incerto tra la voglia di urlare e quella di tacere.
Poi il sogno, un intreccio morbido e disarmante di corde e tasti, di melodie pronte a scattare sull'attenti al ritmo in crescendo di una marzialità improvvisa ed inevitabile. Tutto ha un senso, l'elevarsi, il volare.
Il risveglio ha il rosa dell'alba attorno, il suono di una promessa che implode quando sembra essere giunto il momento di essere mantenuta. L'amarezza scioglie lentamente i legami con la parte onirica del se', il power chord sale senza ostacoli fino alle nuvole per poi ricadere in poesie recitate in ideogrammi.
Ed alla fine crolli, sopraffatto da questo saliscendi emotivo, gridi a te stesso che vuoi solo sdraiarti e lasciarti andare, andare, andare...

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