Controllo la mail e trovo un nuovo messaggio. Oggetto: Rave Tapes. Clicco e scarico il file allegato, acquistato a scatola chiusa. Osservo la barra del download crescere, colorarsi di verde in modo piuttosto veloce. Download completato.
E Cristosanto, l'hanno fatto di nuovo. Ancora, dopo quasi diciotto anni di attività, mi hanno fatto balzare sulla sedia. Possibile che non sbaglino mai? Possibile che disco dopo disco riescano ancora, inevitabilmente, a catturarmi e imprigionarmi nella loro rete? Ebbene sì, i Mogwai sono tornati. E sappiatelo, questa non sarà una recensione oggettiva. Impossibile per me parlare oggetivamente dei Mogwai, nel (tantissimo) bene e nel (pochissimo) male.
Rave Tapes è l'ottavo album ufficiale della band di Glasgow, escluse le compilation e le colonne sonore varie pubblicate negli anni. Rave Tapes è una bomba. Ora, capisco che a prima vista il disco possa sembrare una schifezza. Ma i Mogwai si sa, non sono i migliori nel scegliere le copertine (tranne quella di "Hardcore Will Never Die But You Will" che stranamente, era bellissima). Quell'esagono rosa, quella specie di occhio con due iridi al centro fa proprio schifo. Kitsch, ecco la parola giusta. Kitsch come "Remurdered", il primo singolo nonché terza traccia del disco, con la tastierina elettronica classe 1985 che fa tanto musichetta dell'Atari. Kitsch ma strafigo, ci tengo a precisare.
Il resto è, chevvelodicoafare, pura estasi sonora. Debordante seppur troppo corta, la splendida "Hexon Bogon", che si avvicina parecchio a quella meraviglia che fu "Rano Pano" nel disco predecente (che dio lo benedica). In "Repelish", fascinosa quanto oscura traccia in puro stile Mogwai, c'è qualcuno che parla, che ci avvisa di stare attenti ad ascoltare certa musica perché potrebbe esserci lo zampino del diavolo. Non sto scherzando, il tipo dice che nella strafamosa canzone "Stairway To Heaven" c'è un messaggio satanico se la si ascolta al contrario. Che poi è roba che si sapeva già, ma i Mogwai han voluto metterci dentro questo discorso per dire che oggi, anno domini 2014, ancora gira gente malata di mente che crede che in certa musica ci sia dietro quel simpaticone di Belzebù. Ok.
I 50 minuti del disco scivolano via che è un piacere, tra incursioni elettroniche mai troppo ingombranti (vabbè, tranne la già citata "Remurdered") e le solite spettacolari chitarre che salgono, salgono, salgono e ti esplodono dentro. "Deesh" è una delicata scia sonora in levare, che ci toglie qualsiasi dubbio (quale dubbio?) sulla capacità dei nostri di comporre brani post rock da veri maestri.
E vogliamo parlare del pianoforte protagonista della quieta, emozionante, speranzosa "Blues Hour"? Beh, ascoltate me. Immergetevi in questo pezzo (cantato per altro!), rimanete in apnea per tutta la sua durata e poi ditemi. Pura poesia, ecco cos'è questa canzone. Pura poesia. L'album si chiude con la dolce e ispiratissima "No Medecine For Regret" e il magnifico colpo di coda finale "The Lord Is Out Of Control", che mi riempie gli occhi di lacrime (ma quant'è bello il videoclip di questo brano?).
Come dicevo sopra, i Mogwai sono tornati e Rave Tapes è una bomba. Rave Tapes è ancora una volta un album di una bellezza straordinaria, è ancora una volta la conferma che i Mogwai sono la più grande band post rock in circolazione. Punto.
Carico i commenti... con calma