Norvegia, Contea di Rogaland.
La città di Stavenger, sede di numerose industrie petrolifere, tra montagne maestose, ghiacci e fiordi, non poteva che dare alla luce la personalità multiforme del giovane Anders Hana, chitarrista dei Moha! (ma anche di Noxagt e Ultralyd, per rendere l’idea del personaggio..!) Il nostro è accompagnato alla batteria (elettronica e non) dall’amico Morten J. Olsen.
Un duo stravagante, questi Moha! dedito a una commistione folle di generi musicali tra i più disparati: si passa infatti dall’avant-grind, al noise passando per il jazz-core e infine toccando lidi destrutturati e destrutturanti come lo possono essere l’industrial e la no-wave, più acide e spartane.
Le sedici tracce presenti in questo “Norwegianism”, la loro seconda uscita discografica sotto Rune Grammofon, sono per lo più scatti velocissimi e vibranti, rumorismi che sembrano fini a se stessi ma che non lo sono. Perché l’album preso nel suo complesso, nei suoi 35 minuti scarsi di durata, suona (per quanto possibile nel 2011) innovativo, geniale e pazzesco allo stesso tempo!
Suoni roventi e lamiere incandescenti che sgorgano fuori dagli amplificatori, un sound che potrebbe entusiasmare chi presta più di un ascolto alle sonorità destrutturate, sconnesse e disarticolate, figlie legittime del noise più assordante.
Volete dei numi tutelari? Lightning Bolt, Naked City, Melt Banana sono i primi che mi vengono in mente, ma ce ne sono sicuramente altri. Ma penso che molti (o pochi?) di voi saranno già saltati dalla sedia al solo sentire pronunciare il nome di queste band.
Chiusa finale: Musica non-sense è quello che potrebbe obiettare qualcuno? Certamente sì, per i meno allenati a questo tipo di sonorità e abituati per lo più alla forma canzone classica (strofa-ritornello-strofa), a cui i Moha! potrebbero sembrare soltanto un mero esercizio di stile sterile e cacofonico.
Per tutti gli altri, seguaci del rumore e dello sperimentalismo più estremo, un origliata a “Norwegianism” la consiglio caldamente..
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