I Molly Hatchet possono senza dubbio essere considerati la più grande band di rock sudista dopo i leggendari LYNYRD SKYNYRD, da cui si differenziarono sin dagli esordi per un approccio alla musica più selvaggio e legato all'hard rock. Originari di Jacksonville, Florida, come i loro cugini Skynyrd hanno avuto una carriera travagliata segnata da un destino spesso crudele e maledetto. La maledizione del Southern?
Questo "Beatin' the odds" e' il loro terzo album, uscito nel 1980, dopo i fortunati "Molly Hatchet", esordio datato 1978 e il loro disco più conosciuto e venduto il famoso "Flirtin' with disaster" uscito un anno dopo. L'uscita di Beatin' the odds e' accompagnata dall'importante entrata del nuovo cantante, il corpulento Jimmy Farrar, chiamato a sostituire il loro singer originale Danny Joe Brown ammalato di diabete, che rientrerà nel gruppo nel 1982 per poi riuscirne nuovamente fino alla prematura scomparsa nel 2005.
L'album si presenta fin dalla copertina con il famoso vichingo disegnato da Frazetta e che diventerà il loro simbolo che campeggerà su tutte le covers successive arrivando fino ai giorni d'oggi. Meno dotato vocalmente del suo predecessore Farrar lascerà comunque il segno, tanto che quest'album e il successivo "Take No Prisoners" sono da considerarsi tra i migliori lavori della band sudista. Trainati dalle famose tre chitarre tre introdotte dai Lynyrd Skynyrd, i brani sono una summa del Molly Hatchet pensiero, che mischia canzoni dall'impianto fortemente Hard Rock con il blues più viscerale tralasciando il country e comunque di soluzioni acustiche in questo album non vi è traccia.
Subito in evidenza le chitarre di Steve Holland, Dave Hlubek (unico superstite nella formazione attuale)e Duane Roland (scomparso nel 2006) con il riff iniziale della title track "Beatin' the Odds, saccheggiato negli anni a venire (...tra cui... vi ricordate Cambio dei Negrita?). Questa canzone diventerà un classico del gruppo riproposta ancora oggi nei loro live. Certo l'originalità non è mai stato il loro punto di forza, tanto che le varie "Double Talker", "Sailor", "Dead and gone" e "Get her back" scorrono via quasi uguali l'una con l'altra.
Si riprende un po' il fiato con l'unico lento dell'album "The Rambler" in cui Farrar mette in mostra la sua voce, perdendo comunque il confronto con Brown. Da segnalare inoltre la cover dei Creedence Clearwater Revival, "Penthouse pauper". Meno originali dei primi Lynyrd Skynyrd, i Molly Hatchet, come la scelta del nome suggerisce, a voi scoprire di cosa si tratta, puntano tutto sull'agressività e la forza facendo dei concerti il loro punto di maggior forza sfruttando a pieno la spettacolarità delle tre chitarre sul palco che in sede live si lanciano in fulminanti jam sessions.
Dopo il successivo disco Farrar abbandonerà il gruppo per una carriera solista poco prodiga di successi mentre la band richiamerà Joe Brown, ma il meglio il gruppo sembra averlo già dato.
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