Ci sono momenti in cui non ho voglia di niente e di nessuno...magari dopo una giornata di stressante e maledetto lavoro...in un momento di agognata solitudine...momenti in cui vorrei semplicemente staccare col mondo come si fa con una televisione...stacchi la spina ed è buoio e silenzio. Ma il mondo è sempre lì attorno a me, ad assediarmi con suoni e rumori che in certi frangenti vorrei lasciare fuori dalla mia mente. In situazioni del genere cerco di creare una camera stagna che mi protegga dall'esterno, ove suoni e qualsiasi altra cosa non possa giungere da fuori...riempire una stanza con suoni che mi difendano dal mondo. "Hymn To The Immortal Wind" (titolo che mi faceva temere una virata epic metal dei Mono :D) è uno di quei campionari di suoni che uso come antidoto dal resto dell'umanità...
Già dai primi suoni scivoli altrove...in questo lavoro gli immensi Mono, ancor più del precedente e stupendo "You Are There", mettono in risalto la capacità compositiva che gli fa sfornare melodie emotive e coinvolgenti come nessuno oggi riesce in questo genere...l'affiancarsi al gruppo di un'orchestra di 28 elementi infatti fa in modo che archi archetti etc mettano gli accenti sulla parte melodica delle composizioni che poi come da consueto esplodono nel fragore distorto delle chitarre elettriche di "Yoda" e "Takaakira". Solito schema da pezzo post-rock insomma, almeno per quanto riguarda la prima traccia in cui però si ha il valore aggiunto di un contrappunto tra strumentazione rock e classica che nel finale in pompa magna diviene estasi sonora...
Alla fine del pezzo la stanza è piena di suoni ma già il tema di "Burial At Sea" ti sta massacrando l'animo a colpi di emozioni...una volta iniziato l'album non ci si può sottrarre...il suo flusso sonoro è un mare di suoni in cui si galleggia placidamente per poi trovarsi tutto d'un tratto in una tempesta sonoro/emotiva che ti squarcia dentro...ti squote...l'apparato sonoro dei Mono è quanto di più bello si possa trovare oggigiorno...un marchio di fabbrica inconfondibile solo in parte riconducibile a gruppi come GY!BE e A Silver Mt. Zion che sugli archi imperneavano molto mentre le chitarre rimanevano di forte impronta rock. I Mono invece hanno ereditato molto dai Mogwai il modo di usare le chitarre, ma sostituendo ai selvaggi impeti noise degli scozzesi eterei tappeti musicali in questo album ancora più accentuati dall'accompagnamento degli archi che gli conferisce un mood ancora più emozionante...anche se è vero che non rinunciano alle loro fragorose impennate...
La stanza ora è delicatemente satura di "Silent Flight, Sleeping Dawn" dove l'impianto orchestrale che vede danzare archi e pianoforte fa scordare che in fondo stiamo ascoltando un gruppo rock...pensieri ed emozioni si susseguono in un unicum che ci porta in dimensioni interiori che solo certa musica riesce a raggiungere...i Mono non sono musicisti improvvisati, sanno quello che fanno, le melodie sono frutto di un trasporto emozionale quanto di una sapiente ricerca delle note giuste. A dimostrazione di ciò arriva "Pure As Snow (Trails of the Winter Storm)", dove torna la dolcezza delle chitarre...poi il tutto si confonde...si amalgama magistralmente in modo inestricabile, non si distunguono quasi gli archi dalle chitarre elettriche...i Mono riescono a far suonare le loro chitarre come un insieme di violini...fanno musica classica con gli strumenti del rock...immensi...solo in quegli spasmi stupendamente violenti le chitartre diventano un mare in tempesta che travolge tutto senza possibilità di sorta...Quando l'ultimo stupendo impeto di "Everlasting Light" si conclude e man mano i suoni sciamano nella stanza torna il silenzio..."L'inno al vento immortale" si è concluso...e già sento la televisione a volume troppo alto nell'altra stanza...il fluire delle macchine in strada...sono tornato...sono tra suoni e visioni terrenee...è come svegliarsi da un limbo...i Mono mi avevano rapito e portato altrove...ora sono di nuovo qui...
Dopo gli incommensurabili GY!BE e A Silver Mt. Zion, dopo i primi album dei Mogwai e degli Explosions in the sky quest'album rappresenta l'unico interessante spunto in un genere di musica che ormai ha dato quanto aveva da dare e che raramente riesce ancora ad offrire spunti interessanti che si discostino da tutta quella sequela di band che ancora giocano a fare i post-rocker senza in realtà dire nulla che non sia già stato detto e in modo decisamente migliore...
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