Vi sono momenti di pura poesia in questo Xenoblade che trasmettono emozioni difficili da descrivere utilizzando le "semplici" parole. Come la profonda sinergia creata dallo stupendo accompagnamento sonoro dinamico unito ad alcune location che definire "ispirate" sarebbe riduttivo; come quelle di una zona chiamata Valak Mountains: delle montagne innevate di giorno i cui cristalli irraggiano - all'imbrunire - una luce soffusa che illumina l'area e si innalza sino al cielo,mentre il tema musicale si fà sempre più rarefatto lasciando spazio ad un accompagnamento dolce, minimale, delicato, con pochi accordi di piano volti a impreziosire il momento.
O ancora, perdersi in una pianura sconfinata, brulicante di vita, costituita dalla gamba di un gigante morto ormai da tempo, Bionis, trafitto dalla sua stessa nemesi, Mechanis.
E sentirsi persi, spaesati nell'enormità dell'ambiente di gioco, mentre osserviamo un branco di essere antropomorfi dalle sembianze molto simili a quelle dei tacchini migrare ad est mentre noi restiamo lì increduli ad osservare le loro sagome allontanarsi sin quando un evocativo tramonto ci avverte che è giunta notte e che molto presto questi lasceranno spazio ad esseri molto più feroci.

C'è della poesia in questo Xenoblade Chronicles accostabile a quella poetica mai troppo compianta delle grandi produzioni Jrpgistiche (perdonatemi il neologismo) dell'era 16 bit.
Dei personaggi dal design jappocentrico che - forse - non ancora bucano lo schermo come i vari Cloud e Squall ma che non sono scaduti nel pateticismo Loli di molte produzioni odierne.

Una trama coinvolgente, epica, metafisica (e il prefisso Xeno la dice lunga) che trova il suo "MacGuffin" nell'invasione di alcuni esseri simili a macchine, i Mechans - provenienti da Mechanis - di una delle innumerevoli colonie di Homs (la controparte degl'esseri umani nel mondo di Xenoblade) insediatosi lungo il corpo di Bionis. Da lì partirà il lungo viaggio del nostro alter-ego, Shulk, che, con l'aiuto di numerosi comprimari deciderà di ripercorrere tutto il corpo di Bionis sino a giungere anche alla sua nemesi, Mechanis con lo scopo di mettere fine all'odio atavico vissuto da queste bestiali macchine nei confronti di qualsiasi essere vivente presente su Bionis. Un viaggio a cui si accompagnerà il disvelamento di numerosi misteri:
alcune strane capacità maturate da Shulk come la sua misteriosa preveggenza, la funzione di alcuni strani artefatti tecnologici appartenenti a civiltà arcaiche(le Monado che originariamente davano il nome al titolo) e -perchè no?- la comprensione della genesi del mondo tutto.
Il lungo viaggio su Bionis, come abbiamo avuto modo di intuire, non risparmia numerosi plot twist, alcuni dei quali anche abbastanza consistenti di cui beneficia la trama di gioco permettendo di imbastire una struttura narrativa che non ha mai modo di sembrare scontata o banale e che, sopratutto, invoglia il videogiocatore nell'arduo (e impegnativo) compito di completare il suo enorme e smisurato pelegrinaggio lungo le lande costituite dalle parti del corpo dei due giganti dormienti.

Il gioco effettivo consiste dunque in un pedissequo girovagare del player in immense mappe di gioco (aree enormi ma chiuse) che costituiscono le varie zone del corpo dei due giganti: le loro gambe, le braccia,
la loro testa che compongono di fatto il mondo di gioco. Aree completamente e liberamente esplorabili soggette tralatro ad un sistema di tempo dinamico che esalta ancora di più il senso di esplorazione modificando eventi in base al tempo in-game (quindi niente corridoi alla Final Fantasy XIII per intenderci) in cui il player potrà cimentarsi in alcune attività opzionali come la risoluzione di alcune subquest basate sul ritrovamento di un tot di oggetti o sull'abbattimento di alcune tipologie di mostri particolarmente coriacei.
Ciascuna attività garantirà al giocatore l'acquisizione di un certo numero di punti esperienza che corrisponderà all'avanzamento di livello e permetterà di acquisire particolari abilità che gli risulteranno decisamente utili in battaglia.

E proprio le battaglie costituiscono un'ulteriore punto di forza della produzione dei Monolith Software: innanzitutto i nemici saranno perfettamente visibili sulla mappa quindi diciamo pure addio agl'amati-odiati scontri casuali e il combattimento avverrà sul campo di gioco in modo analogo alle battaglie di FFXII, anzi lo stesso battle system di Xenoblade può essere considerato una versione riveduta e corretta del battle system della produzione Squareenix.
Difatti grazie alla capacità preveggenza di cui è dotato Shulk sarà possibile prevedere un potenziale attacco che l'avversario metterà in atto da lì a breve, e ci verrà indicato anche il numero di turni che mancano e l'ammontare del danno costituito da tale attacco. Questa geniale intuizione dona all'intera dinamica degli scontri un'enorme potenziale strategico, sarà necessario in tempi ristretti mettere in atto una strategia preventiva capace di "alterare" il futuro per evitare, cosi facendo, l'infausto destino. Ogni qual volta che il futuro risultera alterato sarà caricata inoltre una determinata barra che permetterà un determinato tipo di attacco speciale di gruppo capace di infliggere uno status malevolo all'avversario, rendondolo maggiormente vulnerabile ai vostri attacchi (componente essenziale vista l'elevata difesa di alcuni nemici come i Mechans) o immobilizzando il nemico per un certo numero di turni.

Infine parlando della longevità non si possono non spendere ottime parole per suddetto titolo, si parla di quasi 80 ore di gioco per raggiungere solo il finale, ore di gioco che aumentano a dismisura qualora si sia intenzionati a scoprire tutti i segreti presenti nel gioco, completare tutte le subquest o volgere al termine tutti i diagrammi relazionali.
Cosa vogliamo dire? Ogni determinata colonia in cui ci imbatteremo su Bionis vanterà di un certo numero di abitanti che ci possono presentare alcuni particolari compiti, dandoci indicazioni sulle particolari relazioni che questi instaurano con altri abitanti di quella colonia. Solo risolvendo queste varie quest saremo capaci di instaurare rapporti con i vari abitanti e permettere a questi di intrattenere varie relazioni fra loro stessi, il che darà a sua volta la possibilità di sbloccare altre subquest e cosi via.

Xenoblade Chronicles è un Jrpg dalle proporzioni enormi,quasi illimitate, ma non per questo un gioco perfetto: sono presenti alcuni ombre che offuscano la brillantezza dell'intera produzione.
Il problema generale che purtroppo mina l'esperienza alla base và ricercato nella sua struttura che risulta eccessivamente, simile ad un MMORPG. Sebbene le quest siano tantissime e tutte con un background differenziato purtroppo si riducono sempre alle stesse tre o quattro tipologie come la ricerca di oggetti, l'abbattimento di mostri o la ricerca di una particolare personaggio nascosto nelle immense aree di gioco.
Persino le aree "abitate", le cosidette Colonie, sembrano eccessivamente vuote, spoglie (dovuto forse anche all'hardware vetusto su cui il titolo gira) poco caratterizzate.
Insomma alla lunga si ha l'impressione di girovagare piuttosto che in ambienti di gioco vivi in immense arene in cui completare subquest, situazione compensata per fortuna dalla bellezza e dalla cura artistica presentate in queste, ma il sentimento di ripetitività diventa forte a metà avventura in virtù sopratutto della durata garganturesca del titolo.

Tuttavia nonostante la sua eccessiva e pesante natura quasi da Massive Rpg Offline Xenoblade Chronicles è un titolo che nessun amante dei Jrpg dovrebbe lasciarsi sfuggire per vari motivi: in primis per il superbo battle system action, forse il migliore visto in un jprg, per il plot davvero valido e coinvolgente, ripieno di colpi di scena per nulla scontati ma sopratutto per la immensa cura artistica di ogni ambientazione e nemico, per l'egregia colonna sonora e, in definitiva, per tutti gli elementi che di fatto rendevano grandi i Jrpg dell'epoca 16 e 32 bit e che purtroppo si sono persi nell'era dell'alta definizione e delle produzioni AAA.

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