Quando si parla di death metal statunitense (almeno di quello nato sul finire degli anni ‘80 e poi radicatosi nei ‘90) le band che, per rilevanza discografica, oltre che storica, vengono spesso citate rispondono ai nomi di Obituary, Deicide, Suffocation, Morbid Angel o Cannibal Corpse, ma spesso ci si dimentica di menzionare, tra gli altri, una formazione che ha scritto pagine importanti per il genere.
Quella formazione si chiama Monstrosity e con "Spiritual Apocalypse" rilascia il quinto disco in quasi vent'anni di carriera. Chiaro che una scarsa prolificità, sempre andata di pari passo con una qualità definitiva delle pubblicazioni (quindi per la serie "pochi ma buoni"...), e le numerose traversie subite dalla line up (regola a cui non sono sfuggiti neppure questa volta, a tal punto che l'unico membro originale rimasto è il batterista e mente suprema Lee Harrison) hanno minato il loro percorso, ma non per questo devono essere considerati un gruppo di seconda fascia. Anzi, il posto che spetta ai Monstrosity è nell'olimpo del suono estremo e la conferma ci giunge dalle dieci nuove canzoni registrate presso i celeberrimi Morrisound Studios con il supporto di Jim e Tom Morris, il che ha donato al sound un'impronta "old school" (nel rendere al meglio l'aspetto brutale) sebbene sincronizzata con la realtà attuale per pulizia sonora e nitidezza esplosiva nelle parti accelerate.
Rispetto alle precedenti pubblicazioni occorre sottolineare una maggiore "freschezza" nei riff, opera di Mark English, che ha saputo alternare fraseggi spietati ad altri, specie negli assoli, più melodici, pur se non si può certo parlare di orecchiabilità complessiva, in quanto i brani sono estremamente articolati e figli di una tecnica strumentale ragguardevole. Il disco è dinamico (tanto nei tempi medi quanto nei cambi di marcia), potente, mai ridondante, perfettamente supportato dalla vocals di Mike Hrubovcak (ex Vile e Divine Rapture) e si colloca a metà strada tra death classico (con alcune propensioni progressive alla Death) e passaggi brutal, mettendo in risalto una spiccata personalità, che incide in maniera evidente sulla scrittura perfetta e sulla resa, letale, dei pezzi.
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