Prima di procedere con la recensione di questo lungometraggio avverto te, caro utente di DeBaser, di vedere prima il film e poi procedere con la lettura, così da non rovinarti la visione della pellicola e godertela senza alcun odioso spoiler.

Parlare di religione è sempre difficile: sia essa quella cristiana, quella musulmana, ebraica o di altro tipo, rimane sempre un argomento spinoso che genera un mare di polemiche, non ultimo il caso di South Park e delle minacce arrivate ai due creatori della serie (Trey Parker e Matt Stone) da parte di alcuni fondamentalisti islamici che volevano proibire loro di mostrare Maometto in un episodio della serie, facendo scattare la censura da parte di Comedy Central per paura di possibili ritorsioni. Questo è ciò che avviene nell'anno del Signore 2010.

Immaginate cosa è accaduto nel 1979, anno d'uscita di questo "Brian di Nazareth" ("Life of Brian" in lingua originale), terzo lungometraggio del gruppo comico inglese dei Monty Python, i cui membri rispondono in rigoroso ordine alfabetico ai nomi di Graham Chapman, John Cleese, Terry Gilliam, Eric Idle, Terry Jones e Michael Palin. Il gruppo era già conosciuto in giro per il mondo grazie alla serie televisiva "Monty Python's Flying Circus" e ai loro primi due film "E ora qualcosa di completamente diverso" e "Monty Python e il Sacro Graal" (quest ultimo vittima di un adattamento italiano agghiacciante) quando decisero di proseguire la loro carriera cinematografica con questo film dai contenuti decisamente scomodi.

La trama è presto detta: Brian, contemporaneo di Gesù Cristo, è un giudeo (o romano, a seconda dei casi) stanco del dominio degli uomini di Giulio Cesare e che quindi si unisce al Fronte Popolare di Giudea per cambiare la situazione della sua società. Diventato grazie ad un legionario romano fin troppo "diligente" riguardo alla grammatica latina l'idolo del partito prima e, grazie a delle semplici frasi sensate, idolo del popolo dopo, Brian finisce per essere ricercato dall'esercito romano che lo arresterà e lo condannerà alla crocifissione.

Il film gioca sapientemente con un continuo parallelismo tra le figure di Gesù e del povero Brian (interpretato da Chapman): sin dalle prime due scene infatti si può notare come le vite di questi due personaggi siano legate a doppio filo, a partire dal fatto che sono nati nello stesso giorno a qualche capanna di distanza l'uno dall'altro (creando quindi uno spassoso equivoco tra i re Magi e la petulante madre di Brian). Altro momento significativo è quello subito dopo i titoli di testa: non a caso ciò che susciterà in Brian il desiderio di rivalsa verso i Romani sarà il discorso delle Beatitudini pronunciato da Gesù alla folla di Galilea. Due vite quindi che i Monty Python ritraggono come parallele, ma che mostrano numerosi punti di contatto.

E' lampante inoltre come la vita di Brian e di Gesù abbia termine in modo similare, e come le reazioni di entrambi sia la stessa: tutti e due crocifissi, sia Brian che Cristo non desiderano affatto la morte, vorrebbero evitarla in ogni modo possibile, ma alla fine termineranno lì, sulla croce. In questa scena che conclude il film quindi si concentra tutto lo spirito del film, che immortala un'umanità quantomai criticata e disprezzata: il protagonista riceve infatti la visita degli ottusi centurioni venuti a liberarlo su ordine di Pilato, ma a causa di un equivoco finiscono per rilasciare la persona sbagliata; tocca quindi al Fronte Popolare di Galilea che, nella loro pigrizia e oziosità, preferiscono lasciarlo lì sulla croce in qualità di martire piuttosto che agire attivamente per liberarlo; si passa quindi alla madre di Brian che comincia a sgridarlo come se avesse fatto una marachella qualsiasi, lasciandolo lì come "punizione"; infine giunge il suo amore Judith che, entusiasta, crede che quella di Brian sia stata una sua scelta ponderata e, incapace di sentire qualsiasi altra opinione, lo lascia anche lei lì, solo a morire.

La cieca e stupida obbedienza dei militari pagani e dei servitori religiosi che non riescono a pensare con la propria testa, l'incapacità di agire dei politici/attivisti, l'esaltazione e l'irritazione senza via d'uscita dei propri cari: questo drammatico microcosmo passa di fronte a Brian, unico personaggio positivo e puro del film; sembra quasi che con questa scena i Monty Python, prendendo in prestito una teoria cara a Nietzsche, abbiano voluto mostrarci per quale razza di gente si sia sacrificato Gesù Cristo. Riprendendo quindi il significato originario di "satira" (critica contro i vizi dell'umanità in genere) il gruppo comico lascia, nascosto tra le gag e le risate, un messaggio profondo e dal retrogusto amaro. Dunque allo spettatore rimane da chiedersi: "Ne è valsa veramente la pena sacrificarsi per questo genere umano?". La risposta non è così sicura come sembra.

Il film, nonostante tutto, termina con una nota di speranza: Brian, ormai sconfortato, viene tirato su di morale da un suo vicino crocifisso (Eric Idle) che si esibisce in un pezzo musicale, cantando insieme a tutti gli altri condannati la meravigliosa "Always Look On The Bright Side of Life" dicendoci quindi che la vita è sì uno schifo, ma bisogna sempre guardarne il lato positivo, qualsiasi cosa accada. E per fare ciò ci sono sempre i Monty Python a darti una mano. 

Parlando di risate, le gag di questo film sono innumerevoli e devastanti: una menzione in particolare la merita però il Pilato interpretato da Michael Palin, con la sua erre "moscia" e le deliranti scene riguardanti il suo amico Marco Pisellonio (anche lui con un difetto di pronuncia); da citare anche l'eremita votato al silenzio (Terry Jones) disturbato da Brian e il centurione (John Cleese) che discute con un vecchio su quanto sia dolorosa la crocifissione. Ma qualsiasi scena tratta da questa pellicola ha un potenziale comico altissimo, con un ritmo sempre alto e costante. Nonostante tutto questo però, il film all'epoca ricevette delle feroci critiche per le sue presunti "blasfemie" e per alcuni contenuti non adatti mostrati all'interno della pellicola (tra cui alcuni nudi integrali), tanto che in certi paesi (ad esempio la Norvegia) fu censurato, mentre qui in Italia non vide la luce fino al 1991, cioè ben 12 anni dopo la sua realizzazione.

In conclusione questo è un film che fa ridere, fa riflettere, è originale, e lascia un messaggio importante allo spettatore: conviene sempre guardare al lato positivo della vita perchè, alla fine, noi che cosa abbiamo da perdere? Noi nasciamo dal nulla e ritorniamo nel nulla. E quindi che cosa abbiamo perso? Nulla!

Always look on the bright side of life.

Carico i commenti...  con calma