La Luna, algida vergine celeste. Tutti noi, in un modo o nell'altro, siamo rimasti affascinati da quella sfera spettrale, chi perché stava per limonare duro contro il muro, chi perché traeva l'ispirazione artistica da una sorta di candida Musa. Ed era inevitabile che, prima o poi, anche i grezzi sudicioni del Metallo la notassero e tentassero di inscriverla, in qualche misura, nel loro genere. Ebbene, c'è gente che ha le idee poco chiare. Ad esempio, voi dedichereste a Lei il vostro moniker se la vostra proposta musicale fosse technical Death (August Moon)? O Progressive (memori forse della sesta masturbazione di Petrucci su "Images And Words")? O Power? Non ci siamo: questi sono tizi che credono sia una forma di groviera. A parer mio, un musicista che può vantarsi di averne colto davvero l'essenza è il signor Miasmyr (si spera non c'entri l'aerofagia), misterioso misantropo australiano, che con "Caduceus Chalice" (2010) giunge finalmente al suo primo full-length.
Scordatevi i recenti fenomeni da baraccone, buoni solo a far bagnare qualche ragazzina (bimbaminchia) e a incamerare pecunia frusciante mentre vogliono atteggiarsi a "cattivoni". Questo è un disco autentico e pulsante, intriso d'odio dalla prima all'ultima nota. Già l'intro "In Shadow", oscura, deprimente, viscerale, contaminata da un Ambient feroce, ci fa intuire che abbiamo tra le mani il testamento di una pugnace anima trapassata, di cui uno come Xasthur sarebbe sicuramente orgoglioso. Un Depressive Black spietato e agonizzante, caratterizzato da voci dall'oltetomba, sospiri angosciosi, suoni ruvidi e gelanti che si inerpicano per le sfuriate ("Beneath") per andare a fluttuare infine attraverso i diciotto minuti della surreale "Chalice".
La Luna non è solo quella degli innamorati, o quella degli anelanti, che la vogliono tutta per sé. E'anche quella della cappella solitaria (Tom Warrior docet), del campo di sterpi abbandonato, di quell'oscuro mistero che è l'aldilà. Verso il quale questo disco ci avvicina.
Buona dunque la prima, se non ottima, con tanti auguri per il futuro: ascoltare album notevoli di nomi nuovi, soprattutto quando quelli vecchi (leggasi Morbid Angel) ritornano sfornando merde fumanti, è per me un vero piacere. Anche perché di talento questa one-man band ne possiede non poco, e ci guida nel viaggio verso il mondo successivo alla morte. O quello precedente alla nascita, forse. Ma c'è differenza, o no?
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