Se devo essere sincero, inizialmente ero davvero molto scettico sul reale valore di uno degli ultimi nati tra i vari sotto generi della musica metal: il cosidetto Viking Metal.

Eredi dirette dei lavori del periodo epico dei Bathory di mastro Quorthon le band del suddetto genere presentano in realtà proposte interessanti, sfaccettate, commistionate con altri generi (su tutti il Black Metal e il Folk, ma anche il gothic, l'ambient più particolare e via dicendo) e piuttosto varie.L'obbiettivo è però comune, quello di ricreare atmosfere nordiche e dal sapore molto epico. Con risultati alterni almeno a mio giudizio.

Fra tutte le band di questo genere che mai mi sia capitato di ascoltare i finlandesi Moonsorrow sono stati sicuramente la più valida e meritevole di attenzione. "Kivenkantaja" (trad. "Il portatore di pietre"), uscito nel 2003 proietta l'ascoltatore dritto in un mare di note dove si uniscono gelo, epicità, malinconia e folklore nordico. Per questo disco la band ha accantonato saggiamente le influenze più nettamente Black Metal (ormai evidenti solo nell'uso in alcuni passaggi del cantato scream da parte di uno dei vocalist più particolari che abbia mai sentito ossia Ville Sorvali). Su tutti i 6 brani aleggia uno spirito profondamente evocativo e la fanno da padrone in questo senso l'ottimo lavoro alle tastiere di Henri Sorvali, (già nei Finntroll) capace di creare atmosfere maestose ed estremamamente solenni e l'uso dei cori , sempre onnipresenti, ma mai usati in modo banale.

Proprio l'accantonamento delle influenze più Metal hanno reso l'ascolto di 'Kivenkantaja' un pò più ostico rispetto ai dischi precedenti, i brani viaggiano su una durata media di poco inferiore ai dieci minuti, tuttavia va apprezzato il talento della band nell'intrecciare riff granitici, sognanti melodie e passaggi più acustici in modo tanto vario da non annoiare mai l'ascoltatore. Tutti i brani come ho già detto hanno un feeling molto epico per cui consiglio a coloro che non amano questo tipo di atmosfere di stare alla larga. Il brano più rappresentativo del disco ossia l'opener "Raunioilla" (trad. "Alle Rovine") è con i suoi oltre 13 minuti un ottimo esempio di quanto sto dicendo: i riff cadenzati e potenti tipici di un certo metal epico si alternano a passaggi intrisi di melodie folk che sembrano davvero trasportare in terre e tempi lontani.La band sa anche picchiare con decisione e lo dimostra una canzone come "Unohduksen Lapsi" (trad. "Bimbo dell'Oblio") forse il brano di più facile ascolto, per così dire... Altre gemme sono la title-track un capolavoro in cui la componente folk e quella black si fondono alla perfezione oppure l'epica "Jumalten Kaupunki" (trad. "Città degli Dei") canzone che potrebbe benissimo essere usata da colonna sonora di un film.

Per concludere consiglio di dare una possibilità a "Kivenkantaja" un disco senza dubbio molto ostico ed intricato ma che rappresenta una vera gemma di musica epica splendente in mezzo ad un mare di buio. La presunta riceca di un suono epico e maestoso infatti (non parlo solo in ambito viking) ha finito col portare sulle corde molte band che incapaci di mettere una certa personalità nei propri brani si affidano sempre più alla ripetizione di cose già sentite troppo a lungo. Il pregio dei Moonsorrow è quindi quello di riuscire a distinguersi dalle altre band per profondità in un genere che molto spesso scade nel pacchiano e nel ridicolo. Mi sembra giusto quindi confrontarsi con la pesantezza di "Kivenkantaja" se non altro per premiare la personalità di un grande gruppo.

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